Il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky è intervenuto in videoconferenza al Forum Ambrosetti. La rassegna internazionale, giunta alla sua quarantottesima edizione, raduna per tre giorni il gotha della politica, dell’industria e della finanza sulle rive del Lago di Como.

L’intervento

Zelensky ha incentrato il suo discorso sul tema dell’energia, al centro dell’attenzione internazionale da mesi per i suoi drammatici risvolti sulle economie dei Paesi europei. Il politico si è detto pronto ad aiutare l’Italia nell’approvvigionamento di energia elettrica, sostenendo la possibilità che dall’Ucraina arrivi fino all’8% del fabbisogno energetico del Paese. Il territorio ucraino è infatti uno dei massimi esportatori a livello europeo di energia elettrica, anche e soprattutto per la presenza di grandi centrali nucleari come quella di Zaporizhzhia. A chiusura del suo intervento il Presidente si è augurato di poter incontrare in Italia il Presidente del Consiglio uscente Mario Draghi. 

“L’Ucraina è pronta ad aumentare l’export di elettricità verso l’Europa, ma per questo è importante che l’impianto di Zaporizhzhia rimanga connesso alla rete ucraina. La protezione della centrale è una tutela contro il disastro nucleare”, queste le parole di Zelensky durante la conferenza, che ha concluso auspicando “di incontrare in Italia il premier Mario Draghi”.

La questione Zaporizhzhia è centrale perché la struttura è presidiata dall’esercito russo da giorni e l’area limitrofa continuamente esposta al conflitto. La comunità internazionale è in allerta al punto da aver inviato un team altamente specializzato di esperti dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) per verificare l’integrità degli impianti. Il rischio è duplice perché da quella posizione i russi possono di fatto ricattare l’Ucraina e l’Europa con due armi di enorme portata, il disastro nucleare e il distacco della centrale dalla rete elettrica del Paese.

In entrambi gli scenari le conseguenze hanno il sapore dell’Apocalisse perché il primo sarebbe, per intendersi, peggiore di Chernobyl, mentre il secondo consegnerebbe l’Ucraina e il continente europeo, già messo a dura prova dalla questione gas, in una crisi energetica senza precedenti.