Si riapre ufficialmente l’indagine sul caso Unabomber italiano, a tredici anni di distanza dall’archiviazione del fascicolo sull’attentatore che terrorizzò il Friuli e il Veneto negli anni Novanta e primi anni del Duemila. Lo ha reso noto il procuratore capo di Trieste Antonio De Nicolo.

Cold case

“Abbiamo deciso di riaprire il caso Unabomber perché pensiamo che qualcosa possa essere ancora fatto”, queste le parole del procuratore, che ha deciso di perseguire un nuovo filone di indagini recuperando i reperti e le prove emerse negli anni, suscettibili, a sua detta, di nuove indagini strumentali inedite che, nelle intenzioni, saranno in grado di restituire informazioni preziose sull’identità del misterioso criminale.

Il reato ipotizzato per la riapertura del fascicolo è lo stesso per il quale si indagò in occasione delle prime indagini: attentato con finalità terroristiche.

Al fine di ufficializzare la riapertura del fascicolo, la Procura dovrà aspettare che l’ente archivistico in seno alla stessa istituzione fornisca il fascicolo relativo all’indagine originale. Come primo atto, fa sapere De Nicolo, che nell’attività investigativa sarà affiancato dal pm Federico Frezza, si attuerà un censimento completo dei reperti originali.

L’impulso alla riapertura delle indagini è venuto dal duplice impulso dei recenti servizi giornalistici sulla vicenda e dalla richiesta formale fatta agli inquirenti da parte di Francesca Girardi e Greta Momesso, due vittime dell’attentatore.

Nello specifico si è fatto leva sul ritrovamento di alcune tracce biologiche su un reperto investigativo attribuito al criminale e risalente a ventidue anni fa.

“Verificheremo se da tutto il materiale organico allora repertato è stato estratto o meno il Dna. È possibile che in alcuni casi, con i metodi utilizzati allora, non fosse ritenuto estraibile, mentre con quelle attuali magari sì. Quindi dobbiamo constatare se c’è del materiale utilmente sottoponibile a indagini genetiche”, ha dichiarato il procuratore.