Dopo il discorso alla nazione in cui il Presidente Putin ha annunciato l’inaugurazione della mobilitazione parziale dei riservisti, in tutto il territorio russo si sono tenute manifestazioni in dissenso con la linea programmatica del Capo del Cremlino. Parallelamente, aumenta in modo esponenziale, con il passare delle ore, il numero degli espatriati.

Le proteste

Le proteste hanno avuto luogo in circa una ventina di città russe, inclusa la capitale Mosca e, secondo la Ong Ovd-info, sarebbero quasi settecento le persone trattenute dalle forze dell’ordine. La mobilitazione popolare è una delle più significative, superata solo da quella successiva alla dichiarazione di guerra di otto mesi fa da parte del Cremlino a Kiev.

Parallelamente allo svolgersi degli scontri, la Procura Generale di Mosca ha annunciato in un comunicato stampa che chi partecipa alle proteste rischia fino a quindici anni di carcere. “La Procura mette in guardia sulla partecipazione ad azioni illegali che sono punibili sulla base di leggi penali ed amministrative. Tali azioni sono qualificate come reati punibili anche con pene detentive fino a 15 anni”, si legge nel comunicato. 

A seguito della comunicazione ufficiale della mobilitazione parziale, risulta essere aumentato il traffico dei cittadini russi verso altri Paesi europei, Finlandia in primis. La Guardia di Frontiera finnica ha infatti affermato, per voce del capo dell’unità di cooperazione internazionale che circa cinquemila cittadini russi sono arrivati ieri nel Paese varcando il confine stradale con la Russia.