(Adnkronos) – Si avvicina la data che porterà le cittadine e i cittadini del Lazio alle urne per il rinnovo del Consiglio regionale. Seggi aperti il 12 e 13 febbraio (dalle 7 alle 23 domenica e dalle 7 alle 15 lunedì) per eleggere il successore di Nicola Zingaretti che ha governato la Regione per dieci anni. Per l’elezione del presidente non è previsto il turno di ballottaggio, viene proclamato governatore il candidato che ottiene il maggior numero di voti validi in ambito regionale. E' possibile il voto disgiunto. Le ultime regionali nel Lazio si sono svolte il 4 marzo del 2018. Allora si recarono alle urne 3.181.235 elettori su 4.780.090 cittadini laziali aventi diritto al voto. L’affluenza finale fu del 66,55%. Nicola Zingaretti (centrosinistra) incassò la vittoria con il 32,93% delle preferenze (1.018.736 voti).  In campo per l’attuale tornata elettorale, tra i principali candidati, ci sono Alessio D’Amato, l’assessore alla Sanità uscente, sostenuto da sette liste: Partito Democratico, Terzo Polo (Azione e Italia Viva), Lista civica D’Amato, Più Europa/Radicali/Volt, Demos, Verdi/Sinistra e Partito socialista italiano; Francesco Rocca, ex presidente della Croce Rossa Italiana, per la coalizione di centrodestra con sei liste: Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia, Noi moderati/Rinascimento, Unione di centro e Lista civica Rocca presidente; Donatella Bianchi, giornalista, già presidente di Wwf Italia, sostenuta dal Movimento 5 stelle e dal Polo progressista. Secondo i sondaggi il candidato di centrodestra Rocca è dato per favorito ma D’Amato (centrosinistra) contro ogni pronostico è fiducioso nella “rimonta”; terza nelle intenzioni di voto la candidata del M5s Bianchi. Puntando in particolare sull’elettorato del M5s, l’assessore alla Sanità durante le iniziative elettorali ha fatto diverse volte appello al voto disgiunto, ovvero votare D’Amato come presidente e poi dare la preferenza a una delle liste non collegata con lui.  Un sistema, quello del voto disgiunto, ammesso dalla legge elettorale regionale che prevede anche l’alternanza di genere: l’elettore sulla scheda può esprimere fino a due preferenze scrivendo nome e cognome dei candidati consiglieri regionali compresi nella stessa lista purché siano di sesso diverso pena l’annullamento della seconda preferenza. La legge elettorale della Regione Lazio è stata modificata nel 2017. Tra le novità, oltre all’introduzione della parità di genere, c’è l’abolizione del cosiddetto ‘listino’, cioè l’elenco di 10 candidati consiglieri collegati al candidato presidente ed eletti automaticamente insieme a lui in caso di vittoria, come premio di maggioranza.  Secondo la normativa, il Lazio è suddiviso in cinque circoscrizioni: Frosinone, Latina, Rieti, Viterbo e Città metropolitana di Roma che vedranno assegnarsi i seggi in proporzione alla popolazione risultata residente all’ultimo censimento generale. A Roma spetterebbero 29 seggi. Garantito almeno un consigliere regionale per ogni provincia. Il Consiglio regionale è formato da cinquanta consiglieri più il presidente della Regione. L’80% dei seggi, ovvero quaranta consiglieri, viene assegnato con un meccanismo proporzionale sulla base dei consensi ottenuti dai candidati che si misurano nelle liste concorrenti, presentate a livello circoscrizionale. Mentre il restante 20%, dieci consiglieri, è eletto con il premio di maggioranza ripartito tra le liste collegate al candidato presidente vincente. Tra le altre novità introdotte con la modifica del 2017 alla legge regionale n. 2/2005 il divieto del terzo mandato consecutivo per il presidente della Regione Lazio (salvo che uno dei due mandati precedenti sia durato meno di due anni, sei mesi e un giorno per causa diversa dalle dimissioni volontarie). Il presidente della Giunta regionale viene eletto contestualmente ai consiglieri che compongono l'assemblea legislativa, quindi il 12 e 13 febbraio alle elettrici e gli elettori del Lazio verrà consegnata una sola scheda. E' di colore verde. Per votare è necessario presentarsi al seggio muniti di tessera elettorale e di un documento di riconoscimento valido. L'elettore ha quattro possibilità per esprimere il proprio voto: se si barra il nome del candidato presidente, il voto non si estende alla lista o alle liste collegate. Se si mette una X solo su una lista, il voto si estende invece anche al candidato presidente ad essa collegato. Si può inoltre barrare il nome del candidato presidente e il simbolo di una lista a lui collegata. Infine l’elettore può votare per una lista e per un candidato presidente non collegato alla lista stessa (voto disgiunto).  —politicawebinfo@adnkronos.com (Web Info)