Gratuità e servizio rappresentano le gambe su cui poggia l’autorevolezza dell’educatore.  Questa si manifesta quando chi ascolta si consolida nelle sue percezioni liberamente e dall’altra l’educatore sa mettersi da parte con intelligenza e umiltà. Non legare nessuno a sé è il segno del vero educatore: questa affermazione ha pronunciato Papa Francesco all’Angelus di domenica scorsa (15 gennaio 2023). Infatti è questo lo spirito di servizio che porta alla libertà dagli attaccamenti a ruoli e posizioni privilegiati, aggiungendo “perché il servizio comporta la gratuità, il prendersi  cura degli altri senza vantaggi per sé, senza secondi  fini, senza aspettare il contraccambio. Farà bene anche a noi coltivare come Giovanni la virtù di farci da parte al tempo opportuno, testimoniando che il punto di riferimento della vita è Gesù.”

In questa stagione sinodale per la Chiesa che mobilita a consolidare l’identità ecclesiale e credente ed a  valorizzare  carismi e ministeri,  quanto pronunciato da Papa Francesco ottimizza gli aspetti  qualificanti  del Sinodo: comunione, partecipazione e missione.  Lo spirito di servizio è importante per sacerdoti e genitori e per tutti gli ambiti della vita comunitaria ricorda il Santo Padre, per liberarsi dagli attaccamenti. Soprattutto occorre privilegiare l’ascolto e la mentalità inclusiva che promuove la fraternità universale. Gli appelli di Francesco alla pace pronunciati  a cadenza sistematica ad ogni suo intervento pubblico non possono lasciarci indifferenti.

Lo stesso Pontefice nota in Fratelli Tutti  fattori di indebolimento, che bisogna conoscere e ribadire per il tono profetico che rappresentano : “Nel mondo attuale i sentimenti di appartenenza a una medesima umanità  si indeboliscono, mentre il sogno di costruire insieme la giustizia e la pace sembra utopia di altri tempi. Vediamo che domina un’indifferenza di comodo, fredda e globalizzata, figlia di una profonda disillusione che si cela dietro l’inganno di una illusione: credere che possiamo essere onnipotenti e dimenticare che siamo tutti sulla stessa barca.”  Del pericolo dell’indifferenza ne aveva già scritto san Massimiliano Maria Kolbe nei suoi scritti sostenendo che nei nostri tempi  constatiamo, non senza tristezza, il propagarsi dell’ <<indifferentismo>> una malattia epidemica che si va diffondendo in varie forme. Il Santo Padre conclude il suo intervento con intercessione a Maria, la serva del Signore, perché ci aiuti ad essere liberi dagli attaccamenti , per far posto al Signore e dare spazio agli altri. L’umanità non può guardare solo a se stessa rischiando l’indebolimento delle relazioni  costruite sul valore misterioso dell’Annunciazione a Maria,  ma deve contemplare Lei la Stella dell’Evangelizzazione.