Manca ormai meno di settimana alla prima riunione delle nuove Camere, che si incontreranno per la prima volta dopo le elezioni il 13 di ottobre. Nel frattempo, Giorgia Meoni, capofila del partito che ha raccolto i maggiori consensi alle urne, si prepara a guidare il prossimo governo scegliendo, non senza qualche difficoltà, la squadra di ministri che dovrà accompagnarla nel difficile compito di capitanare un’Italia in piena crisi energetica ed economica.

Le sfide saranno tante. Molto c’è da fare e in più la nuova presidente del Consiglio dovrà raccogliere l’eredità dei suoi predecessori, su cui sta già mettendo le mani. È il caso del PNRR, terreno di scontro tra Meloni e il premier uscente Mario Draghi, accusato dalle leader di Fratelli d’Italia di aver accumulato “evidenti ritardi da recuperare”. Questa mattina la premier in pectore ha tentato di frenare le polemiche dicendo che non c’è nessuno scontro con Draghi, ma ormai il danno è fatto e la pezza rischia di essere peggio del buco.

È la prima volta che Meloni parla male di Draghi dal 25 settembre: da allora non una parola di critiche si è alzata contro il presidente del Consiglio, l’Europa, il Pnrr o altri cavalli di battaglia di diciotto mesi di opposizione e della campagna elettorale.

L’attuale inquilino di Palazzo Chigi le ha risposto in pubblico: “Nessun ritardo sul Pnrr. Il prossimo governo proseguirà il nostro lavoro”. Nonostante il suo classico aplomb, Draghi è davvero furioso. Non solo per il piano, ma anche per la decisione della Meloni di non andare al Consiglio Europeo in programma per il 20 e il 21 ottobre. Un vero tradimento per Super Mario, il cui governo lascia in eredità alla premier in pectore 15 miliardi spesi dei 29,4 previsti per il 2022 e il via libera dell’Europa ad altre due rate da 42 miliardi oltre al prefinanziamento da quasi 25. Serviranno entro il 2026 per la transizione ecologica e digitale dell’Italia.

Dei 55 obiettivi del secondo semestre 2022, dal cui raggiungimento dipende una tranche da 24 miliardi, il governo uscente promette di consegnarne agli entranti 29. I restanti obiettivi saranno in carico al nuovo governo. “Ho fatto tutto il possibile, le ho lasciato il lavoro fatto. Ora tocca a lei”, ha detto Draghi nei giorni scorsi. Usare bene quei soldi “è la sfida dei prossimi mesi” ha aggiunto. La sfida del governo Meloni.