È buio pesto per la Juventus che incassa l’ennesima sconfitta. La disfatta contro il Maccabi Haifa, che si è imposto per 2-0, porta i bianconeri a un passo dall’eliminazione dalla Champions League, competizione in cui non è mai riuscita a brillare. E anche in campionato, la squadra di Allegri arranca.

La Juve ha perso il suo tocco magico, solo tre punti conquistati nel girone, gli stessi del Maccabi che si è reso protagonista di una vittoria storica condannando i bianconeri a fare i conti con i propri limiti. E il primo si chiama Massimiliano Allegri, nonostante Andrea Agnelli continui a difendere il suo tecnico.

“Sappiamo che c’è da provare vergogna”, che dichiarato il presidente dopo la sconfitta aggiungendo che si tratta di “uno dei momenti più difficili. È il momento dell’assunzione di responsabilità”. “Provo vergogna per quello che sta succedendo. Sono estremamente arrabbiato”. Eppure, Agnelli è stato categorico: “faccio fatica a pensare a un cambio di allenatore: l’allenatore è Allegri e rimarrà lui”. I bilanci si tracceranno a fine anno.

Difficile che la Juve ci arrivi bene. Se non si cambia subito qualcosa, la squadra rischia di disputare una delle sue peggiori stagioni. Il match di ieri sera è la fotografia di una compagine stanca, senza forza fisica ed energie mentali per reagire. Manca l’orgoglio, quella scintilla tipica di bianconeri che patiscono gli avversari perché patiscono se stessi.

Ha ragione Allegri quando parla di vergogna: il quarto posto, obiettivo mimino per una squadra che punta ad essere grande, è distante 7 punti. L’Europa è ormai un miraggio. Manca solo la matematica a confermare la sentenza a morte della Juve.

I tifosi faticano a credere che la loro squadra, che fino a poco tempo fa faceva incetta di successi, si sia ridotta alla versione sbiadita di se stessa, proprio come le strisce sulla maglia: scolorite, che nulla hanno dell’antico contrasto del nero sul bianco che faceva tremare gli avversari.

Quando finirà questo incubo? Quando tornerà la luce? Difficile dirlo. La crisi è mentale prima che fisica e se non si cambia qualcosa a livello di squadra e di allenatore, se non si ritrova la grinta e la fiducia in se stessi, il timore è che i buio diventi sempre più fitto.