La risposta del Cremlino all’attacco terroristico che ha devastato una porzione significativa del ponte Kerch, che collega la Crimea alla Russia, non si è fatta attendere. Stamattina un’offensiva durissima si è abbattuta sulla capitale ucraina Kiev, dove i missili russi hanno colpito università, teatri e il quartiere sede dello Sbu, l’intelligence ucraina, ritenuto responsabile dell’organizzazione dell’esplosione che ha danneggiato l’infrastruttura di importanza strategica fondamentale.

L’attacco

Che ci sarebbe stato un attacco in risposta agli eventi di sabato era nell’aria, soprattutto dopo che Putin aveva comunicato che avrebbe presieduto un consiglio di sicurezza speciale, convocato oggi, nel quale avrebbe preso delle contromisure drastiche. Il pensiero è andato immediatamente allo spettro dell’utilizzo dell’arsenale atomico russo, soluzione estrema ma praticabile secondo la legislazione del paese, qualora il territorio russo fosse stato colpito direttamente.

Di fatto, la reale controffensiva al danneggiamento del ponte, di importanza strategica fondamentale, deve tuttavia farsi attendere. Sembra infatti che quello ordinato questa mattina sia stato esclusivamente un avvertimento di quella che potrebbe essere la reazione del Cremlino. La vera entità dell’attacco è stata commentata da Valery Zaluzhny, capo delle forze armate di Kiev, che ha parlato di oltre settanta razzi lanciati contro la capitale ucraina, di cui circa quaranta sono stati neutralizzati dalla difesa missilistica.

Al momento le autorità ucraine stanno cercando di capire quale potrebbe essere la reale volontà di Putin, infatti hanno raccomandato alla popolazione di rimanere al sicuro nei rifugi e di non uscire di casa, nella misura in cui i possibili obiettivi della controffensiva russa sono tecnicamente imprevedibili. Quello che si pensa nelle stanze del governo di Kiev, è che, come annunciato dall’ex presidente russo Medvedev, «la risposta al crimine in Crimea non può essere che la distruzione diretta dei terroristi».

Sull’attacco, condannato unanimemente dalla comunità internazionale, si è espresso da parte ucraina il ministro degli esteri Kuleba, che in un post su Twitter, ha commentato così la notizia degli attacchi russi su Kiev: «L’unica tattica di Vladimir Putin è il terrore nelle nostre pacifiche città, ma non distruggerà l’Ucraina. La risposta a tutti coloro che vogliono parlare di pace: Putin è un terrorista che parla con i missili».