Questa mattina, con due giorni di ritardo, si è concluso a Sharm el-Sheikh, in Egitto, la COP27 a cui hanno partecipato ben 200 paesi di tutto il mondo. Dopo due settimane di intenso lavoro, alla fine la Conferenza sul clima delle Nazioni Unite si è chiusa durante la notte con la definizione di un accordo per istituire un fondo per i paesi più poveri maggiormente esposti agli effetti del cambiamento climatico. «Non è stato per niente facile. Ma questo risultato darà benefici ai più fragili in tutto il mondo», ha dichiarato Simon Stiell, segretario esecutivo delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico.

Un fondo per i danni causati dal climate change

Il cosiddetto “loss and damage fund”, cioè fondo per perdite e danni, era un’opzione discussa e richiesta da alcuni paesi da vari decenni – soprattutto quelli dell’Asia, Africa e America Latina – ma finora non si era mai portato a casa nulla di concreto. L’idea alla base di questo accordo è che i paesi che finora hanno inquinato maggiormente dovranno risarcire gli altri. Inoltre per lo sviluppo delle proprie attività produttive in futuro le suddette nazioni non potranno beneficiare delle soluzioni adottate in passato, più economiche di quelle sostenibili ma troppo inquinanti. Per questo molti parlando di “fondo di riparazione dei danni”.

Il fondo dovrebbe finanziare attività di mitigazione degli effetti più gravi del cambiamento climatico – inondazioni, eventi atmosferici sempre più estremi o prolungati periodi di siccità – e inoltre offrire risorse per gestire la transizione energetica verso fonti meno inquinanti. L’accordo raggiunto nella COP27 prevede anche la formazione di un comitato dei rappresentanti di 24 paesi che si riunisca nel corso del 2023 per istituire quali paesi dovranno contribuire e quali potranno beneficiare del fondo. 

WWF: “Bene il fondo ma non è abbastanza”

Il vertice sul clima COP27 ha compiuto un passo positivo verso un fondo per le perdite e i danni, ma non riuscendo a concordare un’azione più ambiziosa sulla riduzione delle emissioni, la possibilità di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C rischia di sfumare, con conseguenze disastrose per il mondo. Lo afferma il Wwf Italia attraverso Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del Wfw Italia, di ritorno da Sharm El Sheikh, sottolineando che il fondo per perdite e danni rischia di diventare “un fondo per la fine del mondo” se i Paesi non si muoveranno molto più velocemente per ridurre le emissioni e limitare il riscaldamento al di sotto di 1,5°C. 

“Non riuscendo a inserire nessun riferimento nelle decisioni finali della COP27, i leader hanno perso l’occasione di accelerare l’eliminazione dei combustibili fossili: così continueremo ad andare dritti contro il muro delle conseguenze più catastrofiche della crisi climatica. È inaccettabile che i governi non si muovano e che i negoziatori non siano riusciti a raggiungere un accordo più ambizioso di quello concordato a Glasgow lo scorso anno”, ha aggiunto concludendo che il WWF accoglie con favore i progressi compiuti nell’istituzione di un fondo per aiutare i Paesi a riprendersi dai disastri legati al clima, ma questo non è sufficiente se non si interviene ulteriormente per evitare che la crisi climatica vada fuori controllo.