(Adnkronos) – La Dotta, la Rossa, la Grassa: Bologna è piuttosto conosciuta anche per queste tre sue note caratteristiche. Ricca di storia, è un’importante città universitaria, tanto che l’Alma Mater Studiorum, datata 1088, è la più antica istituzione accademica dell’Occidente. In tema di colore, basta faticare un po’ e arrivare fino in cima alla Torre degli Asinelli: al di là della vista spettacolare che spazia dalla pianura ai colli, si può osservare che i toni del rosso sono quelli che prevalgono, frutto fin dal medioevo dell’utilizzo del mattone bolognese. Infine, la peculiarità probabilmente più diffusa: già il gastronomo Pellegrino Artusi aveva affermato: “Quando sentite parlare della cucina bolognese fate una riverenza che la merita”.  E così, ecco la leggendaria, amatissima tradizione, croce e delizia (tra un po’ vedremo perché) che percorre in lungo e in largo la mappa del gusto tra tortellini, lasagne, una cotoletta che definire ricca è un eufemismo e tante altre bontà anche molto semplici come crescentine e tigelle da abbinare a grandi salumi e insaccati, tanto che se vivete a Bologna la prima battuta che vi fanno quando vi trovate in giro per l’Italia è sempre “mamma mia come si mangia bene lì”. Di sicuro la tradizione golosa e la gola dei bolognesi non sono state un incentivo a quello che oggi, semplificando, chiamiamo ‘fine dining’ e per un po’ di tempo sotto questo profilo la situazione cittadina è rimasta piuttosto statica.  Qual è lo stato dell’arte, oggi? Il panorama gastronomico è felice e non è difficile trovare luoghi dove star bene, magari con una cantina degna di questo nome a disposizione dove trovare, oltre a una bella varietà, anche qualche chicca dei Colli Bolognesi, area vinicola ancora forse sotto tono rispetto ad altre ma in rapida crescita qualitativa. Scopri tutti gli indirizzi del panorama enogastronomico bolognese su Vendemmie.
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