E’ l’Ucraina orientale l’obiettivo dichiarato della Russia. La conferma arriva dalle mosse di Mosca degli ultimi giorni: prosegue l’assalto a Severodonetsk, continua l’avanzata nell’area di Lugansk e ultima in ordine cronologico la conquista per oltre il 60% della regione di Zaporishzhia, dove arriva un’azione forte e decisa. Viene cambiato, temporaneamente, il capoluogo di regione per motivi logistici, in un’area che ha una posizione strategica per questioni marittime ed energetiche.

La regione di Zaporizhzhia

Le autorità filo-russe della regione di Zaporizhzhia hanno nominato Melitopol come capoluogo temporaneo. L’area è per gran parte sotto il controllo delle truppe di Mosca e viene considerato un punto strategico da conquistare. L’agenzia di stampa “Ria Novosti” riporta le motivazione di tale cambiamento, con le parole di Vladimir Rogov, membro del consiglio principale dell’amministrazione militare-civile della regione. “In primo luogo, è la città più grande e, in secondo luogo, dal punto di vista logistico, si trova tra altre due città abbastanza grandi e importanti, Berdyansk ed Energodar”, ha spiegato Rogov, riferendosi a Melitopol. Berdyansk è considerata la porta marittima della regione mentre Energodar, dove si trova la più grande centrale nucleare d’Europa, il principale centro energetico. Tra le regioni visitate dal presidente ucraino Zelensky c’è proprio quella di Zaporizhzhia dove ha incontrato gli sfollati. “Sono orgoglioso di tutti coloro che ho incontrato e ai quali ho stretto la mano, con cui ho parlato, che ho sostenuto”, ha dichiarato Zelensky in uno dei suoi videomessaggi pubblicati sui social. Ieri sono proseguiti frattanto i combattimenti tra le truppe ucraine e l’esercito russo a Severodonetsk, nella regione di Luhansk, nelle immediate vicinanze di Lysychansk.

La visita di Lavrov e la questione del grano

Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov non potrà partire per la Serbia. Si sarebbe dovuto svolgere a Belgrado l’incontro con il presidente serbo Aleksandar Vučić ma la situazione è cambiata con la decisione di vietare il transito aereo da parte di Bulgaria, Macedonia del Nord e Montenegro. La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha confermato che è stato negato l’ingresso nello spazio areo dei Paesi confinanti con la Serbia, impendendo quindi a Lavrov di adempiere a questo impegno istituzionale. “La delegazione avrebbe dovuto tenere colloqui a Belgrado, ma i Paesi membri dell’Ue e della Nato hanno chiuso il loro spazio aereo. Questo è un altro canale di comunicazione chiuso” queste le parole della Zakharova, citate dall’agenzia “Tass”.

La Russia intanto avrebbe concordato con l’Ucraina e la Turchia uno schema preliminare per l’uscita delle navi ucraine con grano proveniente dal porto di Odessa. A riportare la notizia è il quotidiano russo “Izvestija”. In particolare, l’operazione dei militari turchi sarà quella di sminare le acque territoriali ucraine, mentre scorteranno le navi cariche di grano in quelle neutrali. Il quotidiano prosegue affermando che il parlamento turco ha spiegato che Ankara sta partecipando a questa operazione poiché è importante risolvere la crisi alimentare mondiale.

Il nodo Severodonetsk

Proseguono i combattimenti a Severodonetsk, nella regione di Luhansk, nelle immediate vicinanze di Lysychansk. Le truppe russe continuano a prendere d’assalto Severodonetsk, obiettivo ormai dichiarato come fondamentale dal presidente Putin. Continua anche la guerra mediatica tra le due fazioni con i report che rilasciano i due eserciti. “In direzione di Severodonetsk, il nemico ha ingaggiato le nostre truppe con mortai e sistemi di artiglieria di vario tipo. Gli occupanti continuano a prendere d’assalto Severodonetsk”. Questo è quanto riferito dallo Stato maggiore delle forze armate ucraine. Lo stesso, a proposito degli attacchi russi nell’area di Donetsk, ha affermato che l’esercito russo ha subito “perdite significative” e non ha ottenuto alcun successo. Intanto in Bielorussia, lungo il confine con l’Ucraina, sono state schierate unità delle forze armate russe equipaggiate con sistemi missilistici e droni.