La politica italiana, il futuro della destra, la Capitale: sono solo alcuni degli argomenti che abbiamo affrontato con Francesco Storace, ex esponente di punta del Movimento Sociale Italia prima, di Alleanza Nazionale poi. Ministro e Governatore del Lazio, da qualche anno ha lasciato la politica militante per dedicarsi a tempo pieno all’attività di giornalista. Come sua abitudine, ha parlato in maniera schietta e senza giri di parole. A partire dall’attuale situazione della politica italiana.

Il ricambio, anche generazionale, dei protagonisti della politica nazionale non ha riservato eccellenze. Ora ci ritroviamo personaggi che 20 anni fa probabilmente non avrebbero nemmeno ottenuto un posto in consiglio comunale…

“È ingeneroso, forse non avrebbero fatto i leader, ma un posto in Consiglio sì. Vede, la campagna contro la casta non ha aiutato la vecchia generazione. C’è stata una campagna politico-editoriale che ha puntato a distruggere, mettendo fuori gioco, neanche per via giudiziaria bensì per ragioni anagrafiche, una classe dirigente e lasciando spazio alle nuove leve che non hanno dato prova di grande capacità, saggezza e lungimiranza, che è quello che manca alla politica italiana. Poi, certo che la vecchia classe dirigente ha da rimproverarsi qualcosa, ma va detto ai singoli soggetti non a tutti quelli che hanno fatto politica”.

Dove sta andando la destra italiana?

“Domanda delle domande! Quella guidata da Giorgia Meloni è sicuramente molto efficace dal punto di vista dei sondaggi. Che poi questo corrisponda a un’affermazione di principi e dei valori della destra che abbiamo conosciuto, non me la sento di scommetterci. Però se a lei va bene… io mi limito a fare il giornalista, quindi l’osservatore. Registro e punto. Io non avrei mai detto, in merito ai saluti romani ad un funerale, che sono antistorici. Non avrei fatto la corsa a fare l’americano più degli americani e questo non vuol dire fare l’anti-americano”.

Esiste ancora un centrodestra?

“Secondo me no. C’è una bellissima definizione data a “La Verità” da Gianfranco Rotondi, che è sempre molto lucido quando ragiona, il quale ha definito il centrodestra ‘una cooperativa elettorale’. Serve semplicemente a vedere ogni volta come salviamo i nostri. Questo la dice lunga, considerato che la definizione proviene da uno dei protagonisti, anche se non di vertice, di questa fase. Non si vedono dai tempi delle consultazioni per il Quirinale, che sembra un’era geologica fa: questa cosa è incredibile. Ci sono parlamentari che lasciano il partito per una nomina mancata. Che fine fanno i progetti e i programmi? Sono così evanescenti al punto che una nomina è più importante?”

A sinistra la situazione è identica?

“A sinistra l’hanno mascherata meglio”.

Secondo lei, c’è una nuova corsa verso il centro?

“Una volta a un convegno con Buttiglione – siamo quindi negli anni ’90 – un carissimo amico, purtroppo scomparso, parlava sempre della questione del centro. Io rigirai la domanda e chiesi quali fossero i temi più ‘vicini’ alla destra. Questo perché vanno discussi i temi e non la geografia della politica. Bisogna spiegare che la destra oggi può essere attrattiva anche per l’elettore di centro”.

Passiamo a Roma: dopo l’amministrazione Raggi è arrivato Gualtieri, vede cambiamenti?

“No! Anche se hanno un Governo amico che si è inventato una norma sulla deroga per l’inceneritore. Aggiungiamo che stanno arrivando più soldi, c’è l’opportunità del Giubileo del 2025 e di Expo 2030. Insomma, Gualtieri ha davanti una valanga di quattrini ma la città appare immobile”.

Qualcuno dice che il problema è Roma e che, parlo per paradossi, non esiste un sindaco adatto.

“Non è vero: il primo Rutelli fu sicuramente un sindaco in gamba. Lo stesso Alemanno, che ha avuto difficoltà giudiziarie, si è visto che si dava da fare. Poi, per carità, altri sindaci hanno campato sul nome della città. Aggiungo che c’è sicuramente un problema di poteri, ma ci vuole volontà seria e capacità di amministrare”.

Qual è il problema più importante di Roma?

“L’immondizia! Il problema vero è la spazzatura, ti fa vergognare. È sconcertante il livello di sporcizia che c’è in città”.

Un problema che parte da lontano…

“Sì, parte anche da lontano, ma se stiamo ad aspettare l’inceneritore…”

Con la pandemia le Regioni hanno dovuto gestire parte dell’emergenza. Il Lazio come ha affrontato la questione?

“A livello territoriale noi abbiamo l’eccellenza dello Spallanzani, che conosco benissimo. Ha dato tanto alla sanità nazionale e lo avrebbe fatto con qualunque amministratore. Il problema vero è stata la poca presenza sul territorio che ha determinato una pressione sugli ospedali. Non c’è stato il filtro che va dal medico di famiglia alle case della salute promesse da Zingaretti”.

Un’organizzazione voluta dall’attuale governatore: come ha impattato sull’emergenza Covid?

“Negativamente. D’altronde se l’è preso anche lui il Covid”.