Italia a rischio siccità. La mancanza di piogge preoccupa tanto da spingere il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, ad affermare che ormai è “inevitabile dichiarare uno stato di crisi rispetto alla siccità. Abbiamo intere aree del paese ed europee che non vedono pioggia da mesi”. Queste le parole del ministro, durante il Blue Forum Italia Network a Gaeta.

“L’aumento dell’energia è cominciato a settembre dopo un fine estate senza vento al nord che ha portato a una minore produzione di energia, e questo ha comportatoi un aumento delle riserve del gas”, ha sottolineato Patuanelli. “La transizione ecologica deve essere concreta, con tutti gli attori allo stesso tavolo a prendere decisioni comuni”.

L’allarme di Coldiretti

Dalla Lombardia alla Sicilia, dal Piemonte al Molise, dal Veneto al Lazio, dalla Toscana alla Puglia la siccità stringe in una morsa i campi e i raccolti del 2022 in Italia.

Secondo Coldiretti, la situazione è difficile lungo tutta la Penisola in un 2022 segnato fino ad ora da precipitazioni praticamente dimezzate. Ciò ha portato a cambiare anche le scelte di coltivazione con un calo stimato di diecimila ettari delle semine di riso.

“A preoccupare – precisa la Coldiretti – è la riduzione delle rese di produzione delle coltivazioni in campo come il grano che fa segnare quest’anno un calo del 15% delle rese alla raccolta ma in difficoltà ci sono girasole, mais, e gli altri cereali ma anche quella dei foraggi per l’alimentazione degli animali e di ortaggi e frutta che hanno bisogno di acqua per crescere”.

Con il picco del caldo da bollino arancione in molte città e la carenza idrica, rischia di aumentare la dipendenza dall’estero da dove arriva il 64% del grano tenero che serve per pane, biscotti, dolci, il 47% del mais per l’alimentazione delle stalle, il 44% del grano duro per la pasta e il 27% dell’orzo.

A rischio la produzione di latte

Non solo raccolti bruciati dalla siccità, a soffrire il caldo sono anche gli animali nelle fattorie, sottolinea la Coldiretti. Qui le mucche con le alte temperature stanno producendo per lo stress fino al 10% di latte in meno. A preoccupare è anche la mancanza del foraggio per l’alimentazione a causa dell’assenza di precipitazioni che in certe zone ha tagliato di 1/3 le rese.