La scuola si ferma e scende in piazza. A Roma, da questa mattina si sta svolgendo la mobilitazione generale dei docenti che si sono radunati in Piazza Ss. Apostoli a partire dalle 10.00 per protestare contro il decreto legge n.36/2022 che prevede la formazione dei docenti finanziata da tagli dell’organico e la revisione dei metodi di reclutamento insegnanti.  Sono oltre 100 i pullman provenienti da tutta Italia e attesi nella Capitale per lo sciopero indetto dai maggiori sindacati, Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Anief. Contrario alla manifestazione, invece, il sindacato dei presidi. I portavoce delle sigle sindacali che rappresentano gli insegnanti scesi in piazza sottolineano che il decreto non risolve il problema del lavoro precario e taglia i posti per recuperare fondi da destinare alla formazione.

“Oggi siamo con le lavoratrici e i lavoratori della scuola in sciopero per rivendicare il diritto a un contratto con incrementi retributivi adeguati, formazione, progressioni, stabilità per i precari, investimenti seri. No al taglio di 9.600 cattedre. Il dl 36 va cambiato”. Lo scrive su Twitter il segretario della Cisl, Luigi Sbarra.

Cosa prevede il DL n. 36/2022

Il decreto legge n. 36/2022 oggetto della protesta nazionale riguarda la formazione e il reclutamento e rientra nell’ampio ventaglio di riforme che saranno previste grazie ai fondi del PNRR. Secondo il DL, la formazione dei docenti dovrebbe avvenire attraverso due forme: la formazione obbligatoria sulle competenze digitali da portare avanti durante le ore di lavoro; i percorsi permanenti triennali, facoltativi, da svolgersi in orario aggiuntivo. Questi ultimi saranno destinati ai docenti di ruolo che, dopo aver terminato il percorso con valutazione positiva, riceveranno un incentivo qualora le ore aggiuntive non siano state già remunerate con le risorse del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. Per la parte relativa al reclutamento dei docenti, il decreto prevede che l’abilitazione all’insegnamento nella scuola secondaria si giocherà sui crediti formativi (CFU), nell’ambito di un percorso abilitante che partirà già dagli anni di formazione universitaria.

Le ragioni della protesta

Le motivazioni presentate dai partecipanti allo sciopero si riferiscono a vari punti. Ciò che viene contestato dai docenti è che il governo sceglie di costruire una formazione per pochi, finanziandola con le risorse risparmiate dal taglio degli organici e non con investimenti ad hoc. A questo si aggiunge che il sistema di reclutamento contenuto nel DL n.36 penalizzerà i docenti precari che si vedranno negata l’abilitazione all’insegnamento. Le sigle sindacali fanno notare l’inadeguatezza del governo rispetto alle esigenze della scuola. Con lo sciopero in corso chiedono non solo la cancellazione dal decreto delle disposizioni che riguardano la contrattazione, la formazione e gli aspetti economici e normativi legati al rapporto di lavoro, ma anche di risolvere la questione del contratto scaduto da tre anni. Il corpo docenti, perciò, si aspetta che vengano fatti investimenti seri per il rinnovo contrattuale  che preveda anche un miglioramento delle retribuzioni ad oggi considerate indecorose.