La parola passa agli italiani. Finalmente. Con le dimissioni di Mario Draghi e lo scioglimento delle Camere, adesso sarà il popolo a decidere da chi vuole essere veramente rappresentato. È una vittoria della democrazia, quella che consente ai cittadini di scegliere e farsi ascoltare.

Al 25 settembre mancano due mesi, un tempo che può sembrare lungo, ma che è davvero breve se pensiamo agli ultimi anni, in cui abbiamo dovuto subire personaggi imposti dall’alto, tecnici, semi-sconosciuti, che hanno guidato l’Italia senza mai essere stati scelti dagli italiani.

Anche il governo Draghi, nato per dirimere le questioni urgenti relative al PNRR, al post-pandemia e alla crisi economica si è rivelato un totale fallimento. Il governo delle larghe intese, che metteva dentro tutti da destra a sinistra passando per i 5Stelle, ha dimostrato che non si può governare se non c’è una maggioranza coesa, se non c’è la condivisione di valori e obiettivi.

L’unità nazionale tanto invocata alla fine non è servita neppure per portare avanti le riforme necessarie ad arrivare alla scadenza naturale della legislatura, la prossima primavera. È toccato, così, assumersi l’onore di rompere un già precario equilibrio. Di dare uno schiaffo all’immobilismo del governo per uscire dall’en passe. Tutto, in nome della democrazia.  

Ora si può tornare a programmare, a fare piani per il presente e il futuro di un’Italia, schiacciata dall’aumento dei prezzi, dall’incertezza del lavoro, dall’inflazione che riduce il potere d’acquisto dei cittadini. Sono queste le questioni più urgenti sulle quali lavorare, sulle quali scommettere per i prossimi 5 anni, in un’ottica di rilancio del Paese.

Il 25 settembre si torna alle urne. Saremo chiamati a compiere una scelta consapevole per il bene dell’Italia, a puntare su chi la difende e su chi ha a cuore i valori del lavoro, della famiglia, della difesa della vita che poi coincidono, in gran parte, con i valori cristiani.