Il 25 maggio la Roma prenderà parte alla prima finale della nuova Conference League. Gli uomini di Mourinho affronteranno il Feyenoord per cercare di portare in Italia un trofeo europeo che manca da ormai 12 anni.

I guadagni delle coppe

Trofeo considerato da molti minore per le squadre che vi hanno partecipato e per il montepremi che ha molto da invidiare alle due coppe “maggiori”. Analizzando nel dettaglio possiamo vedere come l’approdo in finale ha garantito circa 10 milioni di euro, da aggiungere poi ci sono 2 milioni per l’eventuale vittoria, più i diritti TV e il ticketing. La sola vittoria della finale di Europa League è quasi di 10 milioni e l’incasso totale per chi arriva in finale supera i 20 milioni. La Champions la fa ovviamente da padrona con un montepremi che supera il miliardo e con un guadagno per chi arriva in finale che supera gli 80 milioni, solo di montepremi UEFA.

Il confronto

Con la vittoria della Coppa Italia l’Inter ha guadagnato 3 milioni per il raggiungimento della finale, 4,5 per la vittoria, la metà del 45% del totale degli incassi dei biglietti della finale e ultimi ma non meno importanti i soldi che riceverà per la partecipazione alla Supercoppa Italiana, che quest’anno torna in Arabia Saudita. L’importo è molto simile a quello che si vincerebbe con la Conference League, con decisamente meno partite (è partita direttamente dagli Ottavi) e con la consapevolezza che avendo vinto due trofei nazionali e non internazionali. Detto questo l’Inter  si è assicurata un tesoretto che si aggira intorno ai 20 milioni. Guadagni che vanno sommati ai soldi per la partecipazione alla Champions, dove sono compresi vittorie, biglietti e passaggio della fase a gironi.

Le outsiders

In Europa League abbiamo una delle finali meno aspettate della stagione. Rangers e Eintracht Frankfurt non sono proprio due squadre che ti aspetteresti in finale, ma forse sono le uniche che ci hanno creduto fino in fondo. Il solo approdo in finale ha garantito loro 5 milioni, il vincitore ne riceverà quasi il doppio, e bisogna aggiungere tutti i premi incassati nelle altre fasi delle competizioni e gli introiti dati dalla successiva partecipazione alla Supercoppa Europea. Rangers che tra le due ha dalla sua il blasone della sua storia, più passata che recente, e il fascino di quell’Old Firm che tutti seguiamo nell’eterna sfida con il Celtic. Eintrarcht che invece arriva da totale outsider, una Coppa Uefa negli anni 80 non aiuta a classificarla come squadra conosciuta e dal blasone internazionale. Se scambiassimo Roma-Feyenoord e Rangers-Frankfurt non credo che molti avrebbero da ridire. Roma che tutti conosciamo insieme al Feyenoord, terza forza all time dell’Eredivise che nel suo palmares può contare su una Coppa dei Campioni e ben due Coppe Uefa.

Il calcio italiano

Lo snobbare queste coppe “minori” ha lasciato indietro il calcio ma soprattutto il mercato italiano. La visibilità, i maggiori introiti, il profitto, l’appeal sono tutte calate. Il nuovo format della Champions League dovrebbe essere da monito, dato che con l’aggiunta di 4 nuove squadre l’Italia dovrebbe puntare a tornare alta nel ranking e portare 5 rappresentanti nella nuova fase “a gironi”. Inter e Juventus sembrano le uniche che hanno tratto vantaggio da questo calo, contendendosi i vari titoli nazionali e diventando le due squadre di punta in Europa che purtroppo sono solo arrivate vicine alla vittoria. 2 finali di Champions per la Juve e una di Europa League per l’Inter. La visibilità che può dare la Champions la conosciamo tutti, basti pensare alla Juventus che con 2 finali è riuscita ad acquisire uno status tale che si è permessa di portare nel nostro campionato Cristiano Ronaldo. L’Inter che da quando è tornata protagonista, riesce a spendere ogni mercato molti soldi e ad acquistare sempre più giocatori di qualità. La differenza con le squadre inglesi e spagnole sta proprio su questo: grazie alla maggiore visibilità aumentano gli introiti da biglietti e diritti tv, anche una squadra dal 4° posto in giù in campionato può andare a giocarsi le competizioni e vincerle. Si guardi agli esempi di Siviglia e Villareal in Spagna, squadre piccole che però da anni fanno bene in Europa e portano a casa trofei e punti per il ranking UEFA. L’Inghilterra che ormai da anni porta almeno una squadra in finale di Champions ed è l’unica nazione che contende il titolo alla Spagna. Il calcio italiano dovrebbe ripartire da questo, da una riforma per migliorare l’appeal della Seria A e per cercare di portare introiti più ingenti per le squadre così da avvicinarsi al livello degli altri campionati e tornare protagonisti come negli anni ’90 e ‘2000.

Una piazza ritrovata

La Roma giocherà quarta finale europea, per una squadra italiana, dopo la ormai lontana vittoria dell’Inter in Champions nel 2010. Il bilancio del cammino dei giallorossi è da analizzare anche dal punto di vista dell’entusiasmo ritrovato. L’accoppiata Mourinho e Coppa Europea ha portato nuova linfa alla piazza che si è riscoperta calda ed entusiasmante come negli anni d’oro a cavallo tra anni ’90 e ‘2000. Lo stadio sempre pieno, le trasferte nei posti più strani che un tifoso di calcio pensa di visitare grazie alla sua squadra, giocatori che salgono di valore e una finale ritrovata dopo 14 anni anni con “zero tituli” come direbbe il suo allenatore. L’entusiasmo giustificato da un progetto che è iniziato da meno di un anno ma che, come mai si era visto nelle precedenti stagioni, sembra avere un obiettivo e una linea guida precisa. E chissà che già dal primo anno si possa inserire in bacheca un nuovo trofeo, che farebbe vincere a Mourinho anche questo trofeo, dopo la Champions con Inter e Porto e l’Europa League con il Manchester United.