Mentre la guerra in Ucraina continua a mietere vittime innocenti, potrebbero aprirsi spiragli di dialogo grazie all’intervento di Emmanuel Macron. Il presidente francese, dopo la sua visita in Vaticano di lunedì, ha suggerito che sia Papa Francesco a fare da mediatore tra Zelensky e la Russia di Putin, intenzionato ad andare avanti per la sua strada.

In un’intervista al settimanale Le Point Macron ha rivelato di aver chiesto al pontefice di “telefonare a Putin e al patriarca di Mosca Kirill, ma anche a Joe Biden” per tentare di porre fine al conflitto. “Abbiamo bisogno che gli Stati Uniti si siedano attorno al tavolo per favorire il processo di pace in Ucraina”, ha spiegato il capo dell’Eliseo aggiungendo che il presidente americano “Joe Biden ha un vero rapporto di fiducia con il Papa” e che questi “può avere un’influenza su di lui per il reimpegno americano ad Haiti e in Ucraina”.

Come ha reagito a tali dichiarazioni al Russia, che mesi fa aveva già frenato i tentativi di dialogo proposti dal Papa, ponendo anche un veto sulla sua visita a Mosca? Stavolta il Cremlino ha fatto meno lo schizzinoso, forse perché a distanza di tempo la situazione non si è ancora sbloccata e i russi non sono non hanno raggiunto gli obiettivi previsti ma stanno addirittura perdendo terreno.

“Se tutto ciò fa parte degli sforzi per cercare una possibile soluzione, può essere visto positivamente”, ha dichiarato il portavoce di Putin, che però ha anche accusato l’Ucraina aggredita di “aver codificato la non prosecuzione dei negoziati” e ha suggerito che “qualcuno dovrebbe chiamare” il presidente ucraino Zelensky.

Il Pontefice ha preso molto sul serio la proposta di Macron e pare abbia dato una disponibilità di massima a mediare fra Russia e Ucraina. Il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, a cui il Papa ha affidato la gestione delle relazioni diplomatiche relative al conflitto in corso, ha espresso un cauto ottimismo. “È positivo che ci sia un’apertura di questo genere”, ha detto il cardinale, sottolineando però al tempo stesso che “evidentemente si tratta di un’apertura generica che si dovrà poi concretizzare tenendo conto di tutti gli aspetti”.

La Santa Sede – riferisce Agenzia Nova – non vuole sottostare a pressioni esterne e, per questo motivo, la presenza di altri attori al tavolo, come per esempio gli Stato Uniti, renderebbe più complessa tale attività perché modificherebbe gli equilibri dei colloqui.

La situazione è molto complessa. Kiev chiede, a ragione, il ritiro dai territori ucraini delle truppe russe e tre settimane fa Zelensky ha siglato un decreto che afferma “l’impossibilità di negoziati” con Putin. Ciò in risposta alla decisione di Mosca di annettersi illegalmente le zone occupate e imporvi la legge marziale, azioni che non rappresentano di certo un passo verso la de-escalation. Permane anche il timore per la minaccia nucleare, espresso ieri da Francesco cha paragonato la situazione attuale a quella, pericolosissima, che il mondo visse nel 1962, all’epoca della crisi dei missili di Cuba.

Il tempo stringe e il Vaticano vorrebbe organizzare i negoziati a stretto giro per evitare un potenziale cambiamento degli scenari che complicherebbe qualsiasi attività di mediazione. A questo punto, l’incontro tra il Papa e Macron potrebbe non essere altro che un tassello nella complicata rete della diplomazia.