Xi Jinping, appena rieletto per la terza volta in qualità di Segretario Generale del Partito Comunista cinese, ha inviato un messaggio distensivo agli Stati Uniti che è stato letto alla annuale cena di gala del National Committee on Us-China Relations (NCUSCR) all’hotel Plaza di New York.

L’apertura

Nel messaggio, come riferito dalla CCTV (acronimo per China Central Television), la più grande emittente televisiva della Cina continentale, il leader ha dichiarato che la superpotenza sarebbe disposta a collaborare con gli Stati Uniti, “sulla base del rispetto reciproco, della coesistenza pacifica e della cooperazione vantaggiosa per tutti”.

La diplomazia geopolitica insegna che gesti di apertura del genere, soprattutto se compiuti dai massimi vertici di una nazione, non sono mai casuali, e non rispondono certo a logiche di tipo emotivo, ma funzionale. Infatti, non a caso, a metà novembre il Segretario Generale potrebbe avere occasione di incontrare di persona il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden.

Qualora l’evenienza si materializzasse, sarebbe la prima volta che i leader delle più grandi potenze militari, economiche e tecnologiche contemporanee si incontrerebbero per un inedito faccia a faccia.

Probabilmente, l’immediato argomento di discussione sarebbe l’attuale situazione, potenzialmente esplosiva, riguardante la contesa isola-stato di Taiwan, da sempre rivendicata come appendice del territorio cinese, ma importante per gli equilibri geopolitici globali in quanto prima produttrice al mondo di componentistica elettronica di precisione.

Come si legge nel messaggio inviato da Xi, “una migliore comunicazione tra le due nazioni rafforzerebbe la pace e lo sviluppo globali” e anche lo stesso Biden ha promesso di non volere arrivare allo scontro militare, pur mantenendo una tensione commerciale, come dimostra il pacchetto di leggi per limitare l’accesso delle aziende cinesi al mercato americano dei chip.