“No, non ho visto spiragli per la pace”. Queste le tragiche parole di Mario Draghi, pronunciate subito dopo la telefonata a Vladimir Putin di ieri sera. Non un presagio ma una triste realtà mentre i combattimenti tra Russia e Ucraina si fanno più serrati e le accuse rimbalzano da una parte all’altra.

Lavrov: l’Occidente vuole cancellare la Russia

Secondo la narrazione promossa dal ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, l’occidente avrebbe lanciato “una guerra totale” contro il suo Paese. Le potenze occidentali, infatti, starebbero “cancellando la Russia e tutto quanto è collegato” con essa, anche scrittori, compositori e altre figure culturali.

Una dichiarazione soltanto parzialmente fasulla, visto quanto sta accadendo dall’inizio del conflitto, con Europa e America impegnate a penalizzare atleti e artisti russi e a prendersela anche con i morti, che poche colpe hanno del conflitto attuale. Dostoevskij, Tolstoj, Chaykovsky: sono soltanto alcuni dei personaggi illustri del passato finiti nel mirino della censura.

Zelensky: i potenti del mondo non flirtino con la Russia

Da parte ucraina è arrivato il monito di Volodymyr Zelensky in un video. Il presidente ucraino ha ricordato che l’Unione europea da settimane non riesce a concordare il sesto pacchetto di sanzioni. “Il catastrofico svolgersi degli eventi potrebbe ancora essere fermato se il mondo trattasse la situazione in Ucraina come tale. Se i forti del mondo non flirtassero con la Russia, ma insistessero davvero per porre fine alla guerra”, ha dichiarato Zelensky in un video diffuso sui social, accusando le forze russe di voler “ridurre in cenere” il Donbass.

I numeri della guerra

Sfiora quota 4.000 il bilancio delle vittime civili accertate in Ucraina dall’inizio dell’invasione russa il 24 febbraio scorso. I dati arrivano dall’agenzia delle Nazioni Unite per i diritti umani, secondo quanto riporta il Kiev Independent. È salito, invece, a 241 il numero dei bambini ucraini morti dall’inizio dell’invasione russa, mentre 438 sono rimasti feriti. Lo riferisce la Procura generale di Kiev citata da Ukrinform. Il maggior numero di vittime tra i bambini si registra nella regione di Donetsk.

Da Usa e Nato più armi all’Ucraina

L’amministrazione Biden si sta preparando a inviare all’Ucraina armi più potenti nell’ambito di un nuovo pacchetto la prossima settimana. Finora gli Stati Uniti avevano evitato di inviare alcuni tipi di armi per timore che l’esercito ucraino potesse utilizzarli per attaccare all’interno del territorio russo con la conseguenza di una reazione da parte di Mosca.

Cosa abbia veramente fatto cambiare idea a Biden non è dato saperlo ma di certo l’annuncio riapre il controverso tema dell’invio delle armi. Anche il vicesegretario generale della Nato, Mircea Geoana, ha dichiarato che l’invio di armamenti in Ucraina da parte dei Paesi membri della Nato dovrà continuare “fino a quando sarà necessario”.

La telefonata tra Draghi e Putin

Mentre da una parte si pensa a inviare armi in Ucraina, dall’altra non si abbandona la tortuosa strada del dialogo. Stavolta è toccato al presidente del Consiglio Mario Draghi alzare la cornetta e chiamare Putin. Tra i temi oggetto del colloqui, lo sblocco dei porti per l’export di grano dall’Ucraina. Su questo punto, ha riferito il premier italiano, “c’è stata disponibilità a procedere” da parte di Putin.

La telefonata al presidente russo è “un’iniziativa che ho sentito il dovere di prendere per la gravità della crisi umanitaria che può toccare i più poveri del mondo”. Di pace non si è parlato. Anzi, questa prospettiva appare lontana all’orizzonte, ma si potrebbe arrivare a un accordo sul grano.

“Una prima iniziativa che si potrebbe cominciare a esplorare – ha spiegato Draghi – è costruire una possibile collaborazione Russia-Ucraina sullo sblocco dei porti del mar nero. Il presidente Putin ha detto che non è sufficiente a risolvere la crisi, io ho detto: sì ma almeno intanto li sblocchiamo altrimenti marciscono. Putin mi ha detto che i porti sono bloccati perché minati dagli ucraini per impedire alle navi russe di attaccare l’Ucraina. Serve quindi una collaborazione da una parte per sminare i porti e dall’altro per garantire che non avvengano attacchi”.

Sulle garanzie si è discusso molto, ha riferito il premier. Se ne parlerà più avanti, se le cose andranno per il verso giusto. Per il momento, il presidente del Consiglio ha dovuto accontentarsi della disponibilità a procedere e delle rassicurazioni di Putin che continuerà a fornire gas all’Italia.