La guerra tra Ucraina e Russia non si combatte soltanto sul campo ma anche sul terreno politico. La cronaca di ciò che avviene sul territorio è affiancata da dichiarazioni e richieste d’aiuto, da corse per mettersi ai ripari dai possibili effetti collaterali del conflitto, da mosse geopolitiche volte a cambiare l’assetto, in particolare, dell’Europa.

Dl Ucraina: il voto slitta a domani

In Italia poco o niente si muove. Rimandata ancora la votazione sulla questione di fiducia che il governo ha posto alla Camera sul decreto legge Ucraina bis, che avrà inizio domani alle 10.30. La decisione è stata assunta sulla base del fatto che il numero legale sarebbe mancato per la terza volta a causa delle assenze dei deputati.

Intanto, dall’incontro tra Matteo Salvini e Mario Draghi, avvenuto nella giornata di ieri, è emerso che da parte di entrambi c’è la volontà di continuare a sostenere l’Ucraina. Mentre per il presidente del Consiglio il sostegno a Kiev passa anche dall’invio di armi, il leader del Carroccio si è dichiarato scettico. “Era giusto mandarle a inizio conflitto – ha detto Salvini – ma ora non è più la soluzione”.

E non è una soluzione neppure l’embargo al gas e al petrolio russi. “Secondo i dati fa più male all’Europa che alla Russia. La Russia vende gas e petrolio alla Cina, noi chiudiamo le aziende”. Queste le parole del segretario leghista a margine dell’incontro con Draghi.

Ue, non c’è l’accordo sull’embargo al petrolio russo

Pensiero condiviso, a ben guardare, anche da una parte dell’Unione Europea. Nemmeno la riunione dei ministri degli Esteri è riuscita a togliere l’Ue dall’impasse sul sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca che prevede l’embargo al petrolio.

L’Ungheria si è mostrata inamovibile. “Oggi non è stato ancora possibile arrivare a un accordo sul sesto pacchetto delle sanzioni con l’embargo sul petrolio. La questione tornerà sul tavolo degli ambasciatori”, si è arreso al termine della riunione l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell.

“Non so dirvi quando potremo arrivare a un accordo, non è una questione politica ma economica”, ha spiegato. E c’è il vincolo dell’unanimità che permette a Budapest – come ha denunciato il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis – di “tenere in ostaggio” i Ventisette.

La Svezia firma la domanda di adesione alla Nato

Dopo la Finlandia, anche la Svezia ha firmato questa mattina la domanda di adesione alla Nato. La firma rappresenta il passo formale di Stoccolma verso l’ingresso nell’Alleanza. Scettica la Turchia, che ha mostrato tutte le sue riserve verso l’ingresso nella Nato dei due Paesi scandinavi.

Le reazioni della Russia

La Russia, invece, attraverso il portavoce del Cremlino Dimitrij Peskov, è tornata a far sentire la propria voce. “L’esistenza stessa della Russia è irritante per l’Occidente, il mondo occidentale è pronto a fare di tutto perché la Federazione non viva come vuole. Gli Stati Uniti si comportano in maniera ostile nei confronti della Russia”. Queste le dichiarazioni riportate dall’Agenzia russa Tass. La stessa Tass ha riferito le parole Andrei Rudenko. Secondo il vice ministro degli Esteri russo “i negoziati non continuano, l’Ucraina si è di fatto ritirata dal processo negoziale”, “da Kiev non è arrivata alcuna risposta alla proposta di trattato di pace presentata dalla Russia”.