(Adnkronos) – Gli ucraini che volevano tornare in patria a combattere, un numero "spaventoso" di profughi da accogliere in Italia, soprattutto al Nord, in un costante sforzo diplomatico per assicurarsi che il governo, prima Draghi e poi Meloni, mantenesse una posizione netta di sostegno all'Ucraina, nonostante i maldipancia nelle due maggioranze che si sono susseguite e un'opinione pubblica che con l'andare del tempo si è "stancata" del conflitto: Andrii Kartysh, console generale d'Ucraina a Milano, racconta all'Adnkronos questo anno di guerra, vissuto al vertice di una rappresenza diplomatica che prima del conflitto era "un punto di riferimento fisso per almeno 130 mila cittadini ucraini in possesso di regolare permesso di soggiorno". Un numero "cresciuto in maniera sproporzionata, dopo l'inizio dell'invasione su larga scala del nostro Paese da parte della Russia".  Tornando con la mente a 12 mesi fa, quando il mondo si è risvegliato con le immagini dei carri armati in marcia su Kyiv, nonostante le avvisaglie di un'escalation ci fossero, "io sono rimasto basito dall’assurdità di questo gesto". E' vero che "abbiamo tutti assistito al processo di gestazione di questo mostro. E come tutti, speravamo che il buon senso potesse prevalere", ma "il 24 febbraio 2022 la Russia ha unilateralmente deciso che fosse l’ora di porre fine all’era più pacifica della storia del continente europeo; ha deciso di aprire il fronte più grande in Europa dopo la fine della seconda guerra mondiale".  Al consolato milanese non c'è stato il tempo per perdersi d'animo. La mattina del 24 febbraio 2022 il telefono ha continuato a squillare: a chiamare erano i cittadini ucraini residenti in Italia, che chiedevano informazioni su come tornare in patria per combattere. E di lì a pochi giorni si è aperto il fronte dell'accoglienza dei profughi: "circa 170 mila i cittadini ucraini che, scappando dalla guerra, sono giunti in Italia, secondo i dati della Un Refugee Agency. La maggior parte di essi ha trovato alloggio proprio nel Nord Italia", riferisce Kartysh, definendole "cifre che, ne siamo consapevoli, possono sembrare spaventose". Per questo "siamo profondamente riconoscenti alle autorità italiane che si sono fatte carico dell’accoglienza dei nostri concittadini".  Al consolato generale d'Ucraina a Milano, dopo quel 24 febbraio, "abbiamo completamente riformato la nostra struttura interna, riassegnando i ruoli all’interno del nostro team; abbiamo trasformato radicalmente il nostro modo di lavorare con il pubblico, optando per il metodo 'senza previo appuntamento, fino all’ultimo visitatore'; abbiamo creato una specie di primo call center e primo hub di raccolta di aiuti umanitari, coordinando al contempo le azioni dei volontari e delle numerosissime associazioni ucraine ufficialmente registrate che si sono immediatamente attivate per fornire il massimo aiuto, sia in Ucraina, sia qui, nel Nord Italia", racconta il console, ammettendo che si è trattato di un impegno "molto difficile, sia dal punto di vista fisico, sia dal punto di vista psicologico, considerando il fatto che siamo umani e ciascuno di noi è al contempo preoccupato anche per i propri cari e i propri amici". Ed è per questo "ripensando a questo anno, ritengo doveroso menzionare con ammirazione la forza d’animo, la mente fredda dei miei collaboratori, funzionari del consolato generale d’Ucraina a Milano". Un anno fa, sconvolti dall'atrocità delle immagini che arrivavano dall'Ucraina, gli italiani si sono lanciati in una gara di solidarietà: il consolato veniva contattato da chi voleva inviare aiuti umanitari al Paese in guerra, da chi chiedeva di poter arruolarsi nella Legione straniera e da chi offriva la propria casa ai profughi in arrivo. "Vedere voi, italiani, che non avete esitato a intervenire e a porgere una mano, dona speranza e rallegra il cuore. Per ogni piccola azione a supporto del nostro Paese, un immenso 'grazie'", dice il console all'Adnkronos, osservando: "Sembra che il 24 febbraio abbia creato un divario tra due mondi: quello schiavo, della forza bruta, della violenza, del terrorismo; e quello libero, in cui prevale la ragione, la coscienza e la solidarietà. È evidente che speri con tutto il cuore che il secondo possa prevalere. Non lo dico solamente perché sono ucraino; lo dico perché credo sinceramente che solo restando solidali saremo in grado di contrastare quelle sfide globali che meritano un nostro immediato e congiunto intervento: catastrofi naturali, collasso ecologico, crisi alimentari, pandemie, malattie incurabili". Con il passare dei mesi, l'iniziale e spontanea solidarietà manifestata dagli italiani, è andata diminuendo, come l'interesse per quanto stava accadendo nel Paese in guerra. "Guardo con comprensione al generale senso di stanchezza associato al tema della guerra contro l’Ucraina. Non biasimo certo nessuno. Anche noi siamo stanchi. Non oso immaginare cosa provino i nostri soldati, i nostri valorosi difensori", dice Kartysh, rivolgendo solo "un'unica gentile richiesta" agli italiani: ovvero quella di "non chiedere quanto durerà questa guerra; ma di chiedere piuttosto come aiutare l’Ucraina per avvicinare il termine di questa insensata guerra voluta dalla Russia". E ai pacifisti che chiedono che l'Italia smetta di inviare armi a Kyiv, il console risponde, ribadendo a più riprese che "la pace è il risultato di un costante sforzo volto a proteggere norme e valori universali e a cooperare con altre nazioni che hanno le stesse priorità. Che la pace possa essere garantita soddisfando l’appetito di regimi guerrafondai è un controsenso. La Russia ha invaso militarmente uno Stato indipendente, continua a terrorizzare la popolazione civile di quello Stato e a commettere crimini di guerra che non sarebbero mai più dovuti accadere nel nostro continente. La Russia deve essere fermata". Non solo con le armi: "La pace – spiega Kartysh – potrà essere garantita dalla creazione di un tribunale speciale che dimostri il valore della legge internazionale e restauri la giustizia per l’Ucraina, l’Europa e per il mondo intero". Al di là delle voci critiche sul sostegno all'Ucraina, "voglio credere – e la posizione espressa dalla delegazione italiana a Kyiv è rassicurante in questo senso – che la maggior parte degli italiani sia contraria alla guerra e sia pronta a lavorare per la pace", dice il console. Il diplomatico non è troppo preoccupato neanche dalle dichiarazioni del presidente di Forza Italia: "Il rapporto personale tra l’autocrate Vladimir Putin e Silvio Berlusconi è ben lungi dall’essere segreto; come giustamente ha detto il presidente Volodymyr Zelensky, la casa di Silvio Berlusconi non è mai stata bombardata. Per quanto scandalose possano essere certe asserzioni, ciò che importa è quanto riflettano l’opinione pubblica e la posizione ufficiale del governo", osserva Kartysh, sottolineando che "i segnali che abbiamo ricevuto finora sono lineari e decisi. La visita a Kyiv qualche giorno fa del presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, è prova del fatto che l’Italia abbia scelto di schierarsi dalla parte del mondo libero". E infine da parte del console generale d'Ucraina a Milano viene un appello ai cittadini italiani che ogni giorno s'imbattono nei profughi scappati dalla guerra: "Potrebbero sembrarvi timidi, riservati; alle volte, al contrario, troppo emotivi e irascibili. Qualcuno potrebbe metterci un po’ di più a imparare la vostra lingua e le vostre usanze. Vi chiediamo di essere pazienti con noi. Quando potremo comunicare più liberamente, speriamo di incontrare menti curiose e umili, cui saremo felici di raccontare la nostra travagliata storia. Speriamo che possiate sentire la nostra riconoscenza per ogni piccolo gesto di aiuto nei nostri confronti". (di Alice Bellincioni) —internazionale/esteriwebinfo@adnkronos.com (Web Info)