Non c’è pace per Twitter, anche e soprattutto per volere del suo proprietario Elon Musk che ogni giorno è sulla bocca di tutti, tra novità social, fuga volontaria del personale e licenziamenti massicci. L’ultimo colpo di scena che il visionario imprenditore sta regalando ai media riguarda il ripristino di molti account che erano stati sospesi dalla precedente proprietà della piattaforma social.

E come è stata presa questa decisione? In modo molto “democratico”, come vuole il patron di Twitter. Musk, infatti, ha pubblicato un sondaggio in cui ha chiesto direttamente agli utenti se secondo loro l’account dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump andasse ripristinato. Il profilo ufficiale di Trump venne sospeso «in maniera permanente» da Twitter a gennaio del 2021, a seguito dell’attacco al Congresso compiuto dai suoi sostenitori. 

Al momento il sondaggio ha ottenuto oltre 10 milioni di voti e il risultato è in bilico: il 52% ha votato per il Sì, il 48% per il No. Tra meno di 12 ore si conoscerà l’esito finale di questa votazione social e di conseguenza Musk prenderà la decisione in base alla volontà degli utenti del suo social network. L’imprenditore CEO di Twitter, di Tesla e SpaceX, poco prima del lancio del sondaggio, ha sottolineato che, come già annunciata al momento dell’acquisto di Twitter, «la nuova policy di Twitter è la libertà di parola, ma non la libertà di essere letti», e che quindi tutti i tweet violenti saranno nascosti dalla piattaforma e non saranno visibili agli utenti a meno che non vadano a cercarli volontariamente.

A breve, quindi, di questa “social amnistia” ne potrebbe godere Donald Trump, ma nel frattempo altri account sospesi dalla precedente gestione sono tornati attivi. Per esempio già ieri Elon Musk ha riammesso l’autore Jordan Peterson, che era stato bloccato per una serie di tweet transfobici rivolti all’attore Elliot Page, e la comica Kathy Griffin sospesa pochi giorni fa dopo che aveva cambiato il nome e si era spacciata per Elon Musk. E’ stato ripristinato anche l’account del sito di satira “The Babylon Bee”, colpevole di aver pubblicato alcuni contenuti transfobici nei confronti di Rachel Levine, assistente segretaria per la Salute degli Stati Uniti.