La BCE è costretta a reagire ai rincari sui beni che l’Europa compra dal resto del mondo. Dal prossimo 1° luglio stop agli acquisti netti di asset per stimolare l’economia, inoltre dal 21 luglio, rialzo di 25 punti base dei tassi di interesse. Tutto frutto dell’inflazione che a maggio ha raggiunto l’8% nella zona euro.
L’azione della BCE
L’impatto della guerra sull’economia europea ha fatto che si la BCE intervenisse su ciò che non sia gas, petrolio, fertilizzanti o grano di scendere. Questi infatti continuano a salire ed è impossibile per l’Istituzione Europea intervenire, mentre l’azione è stata fatta sugli altri beni che vengono importanti sul suolo del vecchio continente. La reazione che avviene è anche dovuta alla crescita dell’inflazione che super l’8%. Inflazione che secondo la BCE sarà in rialzo anche nel proseguo del 2022, come comunicato attraverso le sue proiezioni.
Dunque dal prossimo 1° luglio la BCE mette un freno agli acquisti netti di asset per stimolare l’economia e, dal 21 luglio, rialzo di 25 punti base dei tassi di interesse per la prima volta dal 2011, seguito da un ulteriore rialzo nella riunione dell’8 settembre, che potrebbe essere addirittura maggiore, di mezzo punto percentuale, se l’inflazione non si raffredderà. Tutto, come detto in precedenza, per frenare l’inflazione cresciuta fino all’8,1% a maggio. La conseguenza di tutto ciò è l’aumento dello spread che sale a 220 punti base. Spread risvegliato dal rendimento dei Btp decennali che sono cresciuti del 28% passando dal 2,85% al 3,72% in un mesi, numeri che non si vedevano dal 2014.
Le ripercussioni sull’Italia
L’aumento del costo del denaro annunciato dalla Bce potrebbe essere un problema per chi ha, o avrà, un mutuo variabile sulle proprie spalle. Se ipotizziamo un finanziamento avviato un anno fa per 200 mila euro a 20 anni all’1% e che l’Euribor, il parametro che di norma viene adottato per i variabili, aumenti di 25 centesimi da luglio, la rata passerebbe il mese prossimo da 920 a 959 euro; se a settembre vi fosse un secondo incremento di 25 centesimi si salirebbe a 998 euro; se tra un anno l’incremento totale fosse di un punto si arriverebbe a 1.070 euro. Su 200 mila euro ma a 30 anni la rata di partenza di 643 euro salirebbe a luglio, sempre ipotizzando gli aumenti sopra menzionati, a 683 euro, a settembre a 723 e tra un anno a 800 euro. Per quanto riguarda i mutui a tasso fisso invece la situazione differisce tra chi ha il il mutuo in corso e chi lo dovrà aprire. Chi ha in corso un mutuo a tasso fisso può dormire sonni tranquilli, chi invece dovrà accendere il mutuo si troverà davanti dei tassi fissi che ormai sfiorano il 3% di tasso effettivo, e non è detto che ci si fermi qui.
I numeri dell’ultimo rapporto sulla sostenibilità della Commissione Ue sono chiari: in media fino al 2032 l’Italia ha il maggior bisogno di prestiti lordi in Europa, oltre un quarto del PIL all’anno e fra dieci anni può avere il debito pubblico più alto. Significa che da ora ogni euro di deficit va sottoposto a un test rigoroso: se e come aumenta stabilmente la capacità del Paese di crescere non fra sei settimane, ma fra sei anni..