Se non verrà invertita la rotta della natalità con misure strutturali nel 2050 l’Italia avrà 5 milioni di abitanti in meno. Lo riferisce il presidente dell’Istat Gian Carlo Blandiardo agli Stati Generali della Natalità in corso a Roma. Stando ai numeri raccolti dall’istituto, nel 2050 solo poco più di una persona su due sarebbe in età da lavoro, con un 52% di persone tra i 20 e i 66 anni che dovrebbero provvedere sia alla cura e alla formazione delle persone sotto i venti anni (16%), sia alla produzione di adeguate risorse per il mantenimento e l’assistenza ai pensionati (32%). In questo quadro le nascite annue potrebbero scendere nel 2050 a 298 mila unità.

Papa: dare risposte reali a famiglie e giovani

Numeri drammatici che preoccupano non poco Papa Francesco, che non ha esitato a definire, quella della natalità, una “vera e propria emergenza sociale”. Il problema, sottolinea Bergoglio nel messaggio inviato in occasione degli Stati Generali, “non è immediatamente percepibile, come altri problemi che occupano la cronaca, ma è molto urgente: nascono sempre meno bambini e questo significa impoverire il futuro di tutti; l’Italia, l’Europa e l’Occidente si stanno impoverendo di avvenire”.

Poi parla del dramma di tante coppie che non riescono a mettere al mondo figli. “C’è una periferia esistenziale in Occidente, poco vistosa, che non si nota immediatamente. È quella delle donne e degli uomini che hanno il desiderio di un figlio, ma non riescono a realizzarlo. Molti giovani faticano a concretizzare il loro sogno familiare. E allora si abbassa l’asticella del desiderio e ci si accontenta di surrogati mediocri, come gli affari, la macchina, i viaggi, la custodia gelosa del tempo libero”. Per questo motivo, “la bellezza di una famiglia ricca di figli rischia di diventare un’utopia, un sogno difficile da realizzare”.

“Le cose possono cambiare se senza paura, andando oltre gli interessi di parte e gli steccati ideologici, ci si impegna insieme”, sottolinea Francesco che invita a non restare a guardare. “Auspico che a tutti i livelli – istituzionale, mediatico, culturale, economico e sociale – si favoriscano, migliorino e mettano in atto politiche concrete, volte a rilanciare la natalità e la famiglia – esorta il Papa – Penso a voi e mi piace vedere come il tema della natalità sia in grado di unire, non di dividere. Imprese, banche, associazioni, sindacati, sportivi, attori, scrittori, politici, tutti insieme per riflettere su come ricominciare a sperare nella vita. I dati, le previsioni, i numeri sono ormai noti a tutti: serve concretezza. È il momento di dare risposte reali alle famiglie e ai giovani: la speranza non può e non deve morire di attesa”, conclude Bergoglio.

Mattarella: tutelare maternità e infanzia

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato come i “troppi impedimenti e difficoltà” possano scoraggiare le famiglie e soprattutto le donne, a favorire una conciliazione dei tempi di cura della famiglia e dei tempi di lavoro.

“La accentuata diminuzione della natalità rappresenta uno degli aspetti più preoccupanti delle dinamiche sociali contemporanee e segnala una difficoltà” e dunque occorre “assumere con determinazione l’obiettivo di affrontare la crisi della struttura demografica del Paese”, favorendo la “famiglia e l’adempimento dei relativi compiti” come “prescrive l’art.31 della Costituzione, che ci richiama, conseguentemente, alla tutela della maternità, dell’infanzia e della gioventù”.

Per il Capo dello Stato “occorre insistere nel perseguire condizioni che consentano alle giovani generazioni di costruire il proprio futuro e, in questo senso, va garantita piena dignità ai giovani, alle donne, alle famiglie”. Le “istituzioni a tutti i livelli” hanno la “responsabilità”, ricorda, di tutelare “la maternità, l’infanzia e la gioventù favorendo gli istituti necessari a tale scopo”. Le donne “devono affrontare ancora oggi troppi impedimenti e difficoltà per raggiungere una piena parità e un apporto essenziale può venire dalla conciliazione dei tempi di cura della famiglia e dei tempi di lavoro. È questione che interpella anche le imprese e la loro funzione sociale. Non può esservi opposizione tra impegno professionale, attività lavorativa e scelta di maternità. Le politiche per la famiglia sono un contributo essenziale allo sviluppo” del Paese.