L’ennesima strage si è consumata ieri negli Stati Uniti. Ad Uvalde, in Texas: un diciottenne ha ucciso 21 persone, 19 bambini e 2 adulti, di una scuola elementare mentre erano a lezione. Sono più di 200 le sparatorie di massa dall’inizio di quest’anno negli USA. Il tempo delle continue condoglianze e memoriali è finito, Steve Kerr è risultata la voce più ridondante nelle ultime ore. Nella conferenza stampa pre-partita, il coach dei Golden State Warriors ha cercato di sensibilizzare il tema delle misure sui controlli per le armi.

Le dichiarazioni di Steve Kerr

“Quando faremo qualcosa? Sono così stanco di porgere le condoglianze alle famiglie devastate che sono là fuori” ha affermato l’allenatore che visibilmente scosso e allo stesso tempo commosso ha puntato il dito contro il Senato.”Vi rendete conto che il 90% degli americani, indipendentemente dal partito politico, vuole controlli dei precedenti, controlli universali dei precedenti? Il 90% di noi”, ha detto Kerr.”Siamo tenuti in ostaggio da 50 senatori a Washington che si rifiutano persino di metterlo ai voti, nonostante ciò che il popolo americano vuole. Non voteranno perché vogliono mantenere il proprio potere.” Accuse pesanti che però sono subito diventate virali sopratutto per il modo e il luogo in cui sono state dette. L’accusa di Kerr verso i senatori è quella di non essere stati in grado, dopo due anni che le proposte sono state presentate, di aver almeno tentato di discutere del problema. Un problema che ormai è diventato ingestibile.

Le lobby delle armi

Tragedia nel Texas che accade a pochi giorni dall’assemblea annuale della National Rifle Association, la potente lobby delle armi americana. Evento che si svolgerà questo venerdì a Houston, dove parteciperà anche Greg Abbott, il governatore del Texas, reo di essere un grande sostenitore delle armi e che ha visto rispuntare un suo tweet pro armi del 2015 dopo le sue dichiarazioni sulla sparatoria di Uvalde. Dopo le condoglianze e “l’incrollabile sostegno a tutti coloro che stanno soffrendo”, il governatore ha visto internet riportare in auge quel famoso tweet dove affermava “Sono imbarazzato. Il Texas è solo al secondo posto per gli acquisti di nuove armi dietro alla California. Texani aumentiamo la velocità”.

La necessità di una svolta

Barak Obama durante i suoi mandati tentò di agire sotto questo punto di vista fallendo per l’ostruzionismo che anche oggi frena il cambiamento. L’anno scorso la Camera ha approvato due proposte di legge per ampliare i controlli sui precedenti di chi intende acquistare armi da fuoco e sulle vendite private e online, come citato in precedenza da Steve Kerr. Entrambe le proposte però hanno trovato l’opposizione dei repubblicani che con i loro 50 voti non permettono di arrivare alla maggioranza necessaria, richiesta di 60 voti su 100. La campagna elettorale delle primarie in vista delle elezioni di metà mandato potrebbero dare quella scossa e far magari cambiare idea ai repubblicani che non vorranno perdere voti. Non è scontato che questo evento possa fare da spartiacque per il cambiamento anche perchè tradurlo in azione significherebbe superare una maggioranza che, anche con il susseguirsi di stragi nell’ultimo decennio, non sembra ancora possibile ottenere.

La possibilità per Biden

“Possiamo e dobbiamo fare di più. E’ il momento di trasformare il dolore in azione” dichiara il presidente degli Stati Uniti al suo ritorno dal viaggio in Asia. Gli fanno eco la Vice Presidente Kamala Harris e Barak Obama. “Il nostro Paese è paralizzato non dalla paura, ma da una lobby delle armi e da un partito politico che non hanno mostrato alcuna volontà di agire per prevenire queste tragedie. E’ scaduto il tempo per agire, per qualsiasi tipo di azione” queste le parole di Obama. Biden quindi si trova nella situazione di poter finalmente agire e cercare di recuperare voti per le elezioni di metà mandato, per uscire dal vortice di critiche che sta subendo da inizio incarico e sopratutto per dare una svolta storica ad un tema che ormai tiene banco da troppo tempo.