Detenuti stipati in piccole celle, spazi inadeguati, strutture fatiscenti, caldo e mancanza d’acqua. È questa la fotografia delle carceri italiane scattata dal Garante dei detenuti del Lazio, Stefano Anastasia. Secondo gli ultimi dati, diffusi il 31 maggio dal ministero della Giustizia, nei 14 istituti della regione ci sono 422 detenuti in più rispetto alla capienza massima. Le persone recluse sono 5.653 invece di 5.231.

“Quello del sovraffollamento delle carceri è un problema cronico del nostro sistema penitenziario, che risale ai primi anni ’90 – spiega Anastasia – Abbiamo avuto dei momenti di quiete legati a circostanze particolari come l’indulto del 2006 che ci ha permesso di respirare per un anno e mezzo. Situazione simile anche nel 2013 a seguito della condanna dell’Europa proprio per il sovraffollamento. Quando è scoppiato il covid, invece, la popolazione detenuta è diminuita significativamente, pur non scendendo mai sotto la capienza regolamentare. Ora che l’emergenza è passata, si stima che il numero di detenuti continuerà a crescere”.

Sovraffollamento nel Lazio

Non tutti gli istituti carcerari, però, soffrono allo stesso modo. Nel Lazio, la situazione è molto variegata, come racconta il Garante dei detenuti: “La situazione più grave a livello regionale è a Latina, dove il sovraffollamento si concentra tutto nella sezione maschile. Qui i detenuti sono quasi il doppio rispetto alla capienza. Una situazione analoga si verifica al Regina Coeli a Roma, ma anche a Rebibbia per la sezione femminile e a Civitavecchia Nuovo Complesso. Qui le condizioni sono drammatiche. Il sovraffollamento non c’è, ad esempio, a Civitavecchia Passerini o a Rebibbia Terza Casa, dove la popolazione è nettamente al di sotto della capienza massima”.

La vita nelle carceri

Vivere in un ambiente come quello carcerario è difficile, “soprattutto adesso che sta arrivando il caldo”, osserva Anastasia. “Mancano sistemi di condizionamento e di ventilazione. I detenuti vivono in condizioni di particolare sofferenza. Da un momento all’altro ci aspettiamo che finisca l’acqua a Frosinone. Ogni estate l’istituto va rifornito con le autobotti perché, non essendoci impianti di refrigerazione, per avere l’acqua fresca i detenuti lasciano i rubinetti aperti per ore”.

Anche volendo sopperire a queste mancanze, “le strutture sono vecchie, gli impianti inadeguati. Per poter installare eventuali condizionatori, bisognerebbe prima intervenire sulla rete elettrica”, prosegue il Garante.

Disordini interni

Il sovraffollamento delle carceri porta, inevitabilmente, anche dei disordini interni in cui spesso vengono coinvolti agenti di polizia penitenziaria. L’ultimo episodio, qualche giorno fa proprio a Regina Coeli. “Le condizioni di sovraffollamento pesano anche sulle attività di tutto il personale, non solo quello di polizia ma anche quello educativo”, conferma Stefano Anastasia. “Il problema è anche un altro, ovvero la carenza di agenti di polizia penitenziaria. C’è una sproporzione tra i bisogni delle persone e la possibilità delle strutture di farvi fronte. Basta poco perché le situazioni degenerino”.

Su questo punto, chi ha l’ultima parola è la politica. “Serve equilibrio ma questo non può arrivare dal singolo istituto. Governo e parlamento devono decidere se incrementare il personale o ridurre la popolazione del carcere”.

Diritto al voto

Le elezioni sono alle porte ma il diritto al voto dei detenuti non sempre viene garantito. “Questo perché spesso sono ospitati lontano dal comune di residenza – racconta il Garante – Ciò rende impossibile la partecipazione alle amministrative. Caso diverso per i referendum ma la trafila burocratica per poter accedere al voto è lunga e bisogna muoversi con largo anticipo. Non tutti quelli che hanno diritto al voto, di fatto riescono ad esercitarlo. Quest’anno abbiamo promosso una campagna informativa perché esercitare il diritto di voto è un modo di partecipare a vita comunità, secondo quanto stabilito dalla nostra costituzione”.

Abolire il carcere

Insieme ad altri autori, Stefano Anastasia ha pubblicato il libro “Abolire il carcere” in cui vengono presentate dieci proposte alternative alla misura detentiva. “Il carcere è un ambiente dannoso e difficilmente riesce nell’intento di rieducare. Crediamo che la detenzione debba essere riservata soltanto a chi commette crimini violenti. Occorrono misure alternative più adeguate, efficaci ed economiche, in grado di soddisfare tanto la domanda di giustizia dei cittadini nei confronti degli autori di reati più gravi quanto il diritto del condannato al pieno reinserimento sociale al termine della pena”.