Per il Presidente della Federazione Russa Putin i territori del Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia sono, dopo l’esito dei referendum-farsa di annessione, ufficialmente ascrivibili al territorio russo. Lo ha affermato lo stesso capo del Cremlino nel suo discorso di apertura alla cerimonia di celebrazione per la firma dei trattati.

Il discorso

Alla cerimonia, che si è svolta con rito solenne nella Sala di San Giorgio al Cremlino alla presenza dei leader delle quattro regioni neo ammesse alla Russia, seguirà una celebrazione pubblica alla Piazza Rossa.

In apertura del suo discorso, Putin ha ricordato i caduti durante il conflitto russo-ucraino, affermando che ormai, dopo l’esito de referendum, tutte le popolazioni che vivono nei quattro territori saranno insindacabilmente ritenute come appartenenti alla Federazione Russa. Pertanto, come previsto dalla costituzione del Paese dopo la caduta dell’Unione Sovietica, qualora tali territori fossero oggetto di nuovi attacchi, la Russia sarebbe legalmente autorizzata a reagire con ogni mezzo possibile.

“Voglio che mi sentano a Kiev, che mi sentano in Occidente: le persone che vivono nel Lugansk, nel Donetsk, a Kherson e Zaporizhzhia diventano oggi nostri cittadini per sempre. L’Ucraina deve cessare il fuoco cominciato nel 2014, siamo pronti a tornare al tavolo dei negoziati, ma la scelta dell’annessione della popolazione delle quattro regioni ucraine non è più in discussione. Difenderemo la nostra terra con tutti i mezzi a nostra disposizione, perché l’amore per la Russia è un sentimento indistruttibile. Ecco perché anche i giovani nati dopo la tragedia della caduta dell’Unione Sovietica hanno votato per l’annessione”, ha affermato Putin durante il suo discorso inaugurale.

Lo scenario

La notizia dell’annessione formale dei territori ucraini alla Russia cade in quello che sembra essere il momento di massima tensione nello sviluppo del conflitto. Infatti, a soffiare sul fuoco, oltre alle esplicite minacce, da parte di Putin, relative ad un possibile utilizzo di ordigni atomici (scenario, come si è visto, quanto mai concreto), vi sono le reciproche accuse tra forze Occidentali e Orientali sul possibile sabotaggio volontario del gasdotto Nord Stream.

Mentre il capo dell’Svr Sergey Naryshkin, settore interno dei servizi segreti russi, afferma che l’organo di intelligence è al momento in possesso di prove concrete che dimostrano effettivamente la responsabilità statunitense nell’attentato all’infrastruttura, la dirigenza americana rimanda al mittente le accuse, affermando di aver rilevato navi belliche nel Mar Baltico.

“Abbiamo già alcuni materiali che indicano la pista occidentale nell’organizzazione e nell’attuazione dell’attacco terroristico ai gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2. A mio parere, l’Occidente sta facendo di tutto per nascondere i veri responsabili e organizzatori di questo attacco terroristico”, ha affermato Naryshkin all’agenzia di stampa Tass.