Le conseguenze del manifestarsi della pandemia da Coronavirus hanno imposto al sistema amministrativo italiano di proporre riforme e incentivi al fine di sostenere il tessuto produttivo e imprenditoriale del paese, compromesso gravemente dopo due anni di chiusure.

La Legge di Bilancio approvata quest’anno ha dedicato parte del suo testo all’istituzione di determinate misure fiscali supportive (dagli aiuti per l’acquisto di dotazioni strumentali all’erogazione di denaro a fondo perduto) il cui fine è quello di agevolare la sopravvivenza, la crescita e lo sviluppo di realtà aziendali emergenti o in difficoltà. Inoltre, nelle intenzioni della legge, l’attività di supporto finanziario dovrebbe fungere parallelamente da moltiplicatore per l’integrazione dell’imprenditoria italiana con la realtà delle nuove competenze digitali così come richiesto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

Le agevolazioni alle imprese previste dalla legge sono molte e contempleranno interventi mirati limitatamente alle differenti realtà aziendali del paese, dagli aiuti allo sviluppo e alla costituzione delle Piccole e Medie Imprese (Fondo di Garanzia PMI) a quelli per supportare l’imprenditoria femminile (Fondo Impresa Donna), dalle agevolazioni per le assunzioni e la formazione dei dipendenti sotti i 36 anni di età alla grande mole di investimenti in seno ai programmi per la transizione digitale (Piano Nazionale Transizione 4.0) e per la creazione di un polo aziendale produttivo al centro e sud Italia (Resto al Sud).

Oltre a questo saranno rifinanziate le agevolazioni fiscali per l’acquisto di strumentazione necessaria per l’avviamento e lo sviluppo delle imprese (Nuova Sabatini) e sarà prorogato il credito di imposta per tutte le spese inerenti i settori della ricerca e lo sviluppo, al fine di rendere maggiormente competitive le nostre aziende nel settore tecnologico e digitale.

Nonostante le misure avanzate dalla Legge di Bilancio 2022 siano interessanti per l’ampio spettro di soluzioni e programmi proposti, ci si augura che con l’insediamento del nuovo governo dopo le elezioni del 25 settembre si riuscirà a dare risposte serie e funzionali limitatamente ai due veri problemi che ostacolano lo sviluppo e la costruzione di un tessuto industriale italiano solido e in salute, ovvero sia una seria riforma dell’apparato fiscale e un cambio di mentalità rispetto al concetto di libera impresa.

In primo luogo, nel corso dei miei anni di attività da imprenditrice, mi sono resa conto che il costo del lavoro rappresenta un freno significativo alla produttività generale nella misura in cui ostacola l’assunzione di risorse umane fondamentali per un corretto e proficuo svolgimento delle attività proprie dell’azienda.

In secondo luogo, il nuovo governo dovrebbe riuscire a realizzare un cambio di mentalità profondo all’interno del sistema sociale e produttivo del paese, poiché è impossibile pensare che in Italia, contrariamente a quanto accade negli altri paesi sviluppati dell’Occidente, si sia sviluppato, nel corso degli anni, un vero e proprio atteggiamento di guerra alla libera impresa (la quale, ricordiamo, è stato il motore reale dello sviluppo del paese dal dopoguerra fino all’inizio degli anni Novanta del secolo scorso). Questa infatti risulta essere soffocata sia da una mentalità generale che premia, in un’ottica simil-socialista, il lavoro pubblico rispetto a quello privato, sia da un sistema legislativo e burocratico vetusto, barocco e opprimente.