Prosegue l’emorragia di dimissioni dal governo Johnson dopo il terremoto della giornata di ieri. La crisi di governo fa seguito allo scandalo che ha colpito Chris Pincher, deputy chief whip, obbligato a a fare un passo di lato dopo le accuse di molestie.

Le dimissioni

Non bastavano gli addi di ieri dei due pezzi grossi del gabinetto dei Tory Rishi Sunak, ministro del Tesoro, e Sajid Javid, ministro della Sanità. In mattinata si sono dimessi anche Robin Walker, viceministro per gli Standard della Scuola, Will Quince, viceministro per la Famiglia e Laura Trott, sottosegretaria ai Trasporti.

Nonostante tutto, il premier ha comunicato, nel Question Time alla Camera dei Comuni, l’intenzione di voler continuare la sua avventura governativa, rimarcando il suo disprezzo per gli abusi di potere.

Lo scandalo

La posizione di Johnson è sempre più compromessa. Se la vicenda del “Partygate” era stata superata con una semplice assunzione di responsabilità, sarà difficile adesso elaborare una strategia per evitare una compromissione totale del governo.

Johnson è oggi accusato di essere venuto a conoscenza di alcune segnalazioni di comportamento non appropriato fatte nei confronti di Pincher, suo fedelissimo già dal 2020, e di non essere intervenuto.

Ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che Downing Street ha precedentemente negato che il premier fosse a conoscenza delle recriminazioni formali, ma solo di voci e sospetti.