Sul referendum giustizia nessuno si aspettava un esito diverso. Le previsioni della vigilia sono state ampiamente confermate. Il quorum non è stato neppure lontanamente raggiunto, affossando i cinque quesiti e dando un’ulteriore stoccata alla nostra democrazia. Il tutto, mentre la politica dell’astensionismo prende pericolosamente piede.

I dem guidati da Enrico Letta non si sono preoccupati di fare informazione, di spiegare le ragioni del No da loro sostenuto. Hanno contato soltanto sull’alleato più forte, l’astensionismo appunto, che ha consentito loro di portare a casa il risultato pur senza vincere. Un ossimoro, come ce ne sono altri nella strana vicenda dei referendum. Un disastro annunciato già da quando la Consulta bocciò i quesiti su eutanasia e cannabis che avrebbero creato maggiore appeal negli elettori.

Che il referendum sulla giustizia non fosse di grande interesse, benché chiamasse i cittadini a decidere su questioni di estrema importanza, era chiaro anche guardando la tv e leggendo i giornali. Sulla stampa, infatti, è stato riservato pochissimo spazio alla consultazione popolare. Oltre alle solite tribune politiche, poco si è fatto per pubblicizzare le votazioni e spiegare l’importanza di recarsi alle urne.

“Si tratta di quesiti troppo tecnici”. Questa la motivazione addotta da chi ha promosso, più o meno esplicitamente, la politica dell’astensione. A maggior ragione, invece, c’era bisogno di parlarne assicurando ai cittadini, oltre al diritto al voto anche quello di essere correttamente informati, sancito anch’esso dalla nostra Costituzione.

Oggi il centrosinistra trionfa ma la sua è una non vittoria. Non solo perché l’esito dello spoglio delle schede non ha premiato il No, ma soprattutto perché non può esserci vittoria se la democrazia viene messa in discussione. L’articolo 48 della Costituzione considera il voto “un dovere civico” attraverso il quale i cittadini possono partecipare attivamente alla vita del Paese. Oggi, invece, sta passando il pericoloso concetto che l’astensione sia una sorta di diritto con il quale manifestare il proprio dissenso.

In questo modo, la democrazia muore un po’ e il centrosinistra, che poco ha dovuto faticare per portare a casa un risultato monco, non ha nessuna ragione di esultare.