L’Argentina dei due Lionel, Messi e Scaloni, ha finalmente coronato un sogno che cullava dai tempi di Maradona, nel lontano 1986. L’Albiceleste batte la Francia ai calci di rigore dopo che i tempi supplementari si erano conclusi su un pazzo 3-3. Lionel Messi azzera così qualsiasi “deficit” nei confronti del grande Diego Armando Maradona. È lui l’eroe indiscusso del Mondiale qatariota e di questa Argentina trascinata fino alla vittoria dalla determinazione e dalla visione da fuoriclasse a cui ci ha sempre abituato il campione di Rosario.

Da Lionel a…Lionel

Da una parte la faccia inespressiva di Mbappe, deluso e amareggiato da una finale in cui lui ha dato tutto, soprattutto con la sua tripletta che lo consacra tra i più grandi. Dall’altra il sorriso a 32 denti di Messi, il Lionel fuoriclasse che sognava questo trofeo da quando era un bambino. Lui che l’ultimo mondiale vinto dalla sua Argentina non l’ha mai vissuto perchè nato solo l’anno successivo, ma ha visto giocare il grande Diego Maradona da cui si è lasciato ispirare nel corso della sua carriera. Un idolo nazionale, ma anche un peso da portare ad ogni competizione con la maglia dell’Albiceleste, un confronto che in tutti questi anni gli aveva anche tolto un po’ il sorriso. Ora però Messi sa di aver pareggiato i conti, di aver vinto tutto e di aver finalmente alzato al cielo la coppa del mondo da leader indiscusso della sua nazionale, da vero trascinatore e motivatore, da miglior giocatore del torneo. È arrivato in Qatar avendo bene in mente quale fosse la sua missione: mai si era visto un Messi tanto determinato e alla fine ha compiuto probabilmente la sua più grande impresa con un gruppo che lo ha seguito passo dopo passo.

E qui entra però in gioco un altro Lionel, che ha il merito di aver creato una squadra che assomiglia quasi più a una famiglia. Scaloni, 44 anni, è il ct della Nazionale e questo è il suo primo vero incarico da allenatore. Ha portato l’Albiceleste alla conquista della Coppa America lo scorso anno e ora il trofeo più importante, per tanti motivi, la Coppa del Mondo che torna a Baires dopo 36 anni. La “scaloneta” la chiamano l’impronta calcistica che il mister – ex giocatore della Lazio – è riuscito a dare ai suoi ragazzi. Un vero e proprio architetto dell’impresa albiceleste che, seppur con un avvio shock all’esordio con la sconfitta contro l’Arabia Saudita, ha saputo rimettere insieme i pezzi velocemente, migliorando le prestazioni dei suoi partita dopo partita. La sua Argentina è la squadra che più di tutte ha espresso calcio a 360° in questo mondiale qatariota, con performance che hanno esaltato e divertito. La sua è stata una squadra con un mix perfetto di fuoriclasse, ottimi giocatori e gente disposta a sacrificarsi per un traguardo storico. Se la Coppa torna in Sudamerica è anche merito di Lionel Scaloni, il più commosso di tutti mentre festeggiava la vittoria.

Una finale al cardiopalma

Una partita pazza, ma soprattutto la finale più bella della storia del Mondiali. Così è stato già etichettato l’ultimo atto del campionato del mondo che si è appena concluso in Qatar. Dopo un primo tempo dominato totalmente dalla squadra di Scaloni, avanti per 2-0 all’intervallo, i Galletti – forse anche immeritatamente – hanno avuto l’occasione di rialzare la cresta. A dieci minuti dalla fine, 97 secondi di pura follia hanno distrutto in un attimo il doppio vantaggio argentino grazie alla doppietta dell’uomo simbolo della Francia di Deschamps, Kylian Mbappe. La coppa del mondo per istanti quasi infiniti sembrava quindi scivolare lontano dalle mani di Messi. Il 2-2 nei 90′ minuti ha portato le due formazioni a giocarsi la Coppa per altri trenta minuti.

L’altalena dei supplementari e i rigori

Lo scontro tra Messi e Mbappe si prolunga ancora. L’Argentina sembrava aver perso fiducia, la Francia invece l’aveva acquisita nel giro di pochi minuti, nonostante una prestazione sconcertante e scelte tecniche discutibili. I sudamericani però si sono risvegliati all’improvviso e, dopo aver mancato un paio di occasioni con il neo entrato Lautaro Martinez, passano nuovamente in vantaggio a dieci minuti dalla fine con Lionel Messi, in quel momento a capo della classifica marcatori della competizione.

Le sorprese di questa pazza finale però non finiscono mai. L’Albiceleste non riesce a mantenere neanche questo vantaggio perchè Mbappe rimette in pari la partita con il secondo rigore, scavalcando definitivamente la Pulce di Rosario dalla vetta dei goleador del Mondiale. Lo psicodramma di una nazione che fa del calcio una vera e propria religione si fa, però, all’improvviso molto vicino quando Kolo Muanì è stato ad un passo dal siglare il sorpasso del 3-4 a pochi secondi dallo scadere degli ultimi secondi. Il portiere Martinez fa il miracolo della serata e porta i suoi ai rigori.

Messi e Mbappe, da veri leader, hanno tirato per primi senza sbagliare. Martinez ancora una volta è stato protagonista con la sua parata su Coman. Tchouameni invece ha tirato fuori il suo rigore, mentre l’Albiceleste è stata fredda e precisa come non mai. Dopo Messi, Dybala, Paredes e Montiel sono andati a segno e finalmente la festa può cominciare. Da Doha fino a Buenos Aires e Rosario.