Alla fine ieri Nancy Pelosi è sbarcata a Taipei e in una visita lampo, durata meno di 24 ore e conclusasi poco fa, ha messo a dura prova i fragili equilibri della zona dell’indopacifico nonché le relazioni tra Cina e USA. Sebbene Pelosi abbia già lasciato l’isola, le tensioni nello stretto di Taiwan rimangono altissime.

Pechino avvia le esercitazioni militari e critica duramente la scelta di Pelosi

L’arrivo della speaker della Camera statunitensi ha mobilitato numerose risorse militari in Cina, nella zona di Xiamen e del Mar Cinese Orientale dove sono in corso esercitazioni navali e aeree a fuoco vivo, sull’isola di Formosa ma anche in Giappone. Presenti anche quattro navi da guerra statunitensi nella acque ad est di Taiwan. Le autorità taiwanesi hanno da subito denunciato le esercitazioni cinesi che minacciano la sicurezza dei porti e delle aree urbane dell’isola, minando unilateralmente la pace a la stabilità regionali.

Non appena l’ipotesi dell’arrivo di Nancy Pelosi è divenuto realtà, la Cina ha replicato duramente agli USA accusandoli di aver violato la propria sovranità. Durissimo il commento del ministro degli Esteri cinese, Wang Yi: “Chi gioca con il fuoco si brucerà, e chi offende la Cina sarà punito” così ha commentato la visita a Taiwan della presidente della Camera dei rappresentanti, definita “una farsa totale”. Di conseguenza Il vice ministro degli Esteri della Cina, Xie Feng, ha convocato “urgentemente” l’Ambasciatore degli Stati Uniti a Pechino, Nicholas Burns. Inevitabilmente l’arrivo di Pelosi ha portato con sé una serie a dir poco infinita di polemiche e sdegno da parte non solo della Cina, ma anche di Russia, Siria, Venezuela, della Lega Araba e della Corea del Nord, un fronte unito che ha condannato pubblicamente l’affronto degli Stati Uniti alla potenza cinese.

Washington ha controbattuto alle accuse chiarendo che la visita a Taiwan della presidente della Camera dei rappresentanti statunitense, Nancy Pelosi, non rappresenta “in alcun modo una violazione della sovranità cinese” e che gli USA non vogliono in alcun modo aprire una crisi con Pechino. Il coordinatore per le comunicazioni strategiche al Consiglio per la sicurezza nazionale Usa, John Kirby, ha inoltre aggiunto che avevano previsto le provocazioni cinesi con la mobilitazione militare nelle zone limitrofe all’Isola. 

Il resoconto della controversa visita

La speaker della Camera, primo politico statunitense a mettere piede sull’isola dal lontano 1997, una volta giunta sul suolo taiwanese ha ribadito il sostegno di Washington ad una regione indopacifica “libera e trasparente”. La solidarietà statunitense nei confronti dei 23 milioni di cittadini taiwanesi, ha continuato, è “importante oggi più che mai, in un momento in cui il mondo deve scegliere tra autocrazia e democrazia”. La visita a Taipei, ha concluso Pelosi, è “assolutamente coerente con la politica estera che gli Stati Uniti hanno sempre portato avanti: Washington continua ad opporsi fermamente a qualsiasi sforzo unilaterale per cambiare lo status quo nella regione”.

Soprattutto in merito a quest’ultima affermazione, Pelosi è sbarcata a Taipei forte del supporto sia dei democratici che dei repubblicani. Critiche ce ne sono state soprattutto dall’ex presidente Donald Trump, ma anche dall’amministrazione Biden. Infatti l’attuale presidente all’inizio si era opposto al viaggio a Taiwan, soprattutto a fronte della telefonata intercorsa con Xi Jinping. Alla fine, però, Biden ha ceduto alle pressioni del Congresso.

Incontro tra Pelosi-Tsai Ing Wen per “un impegno comune a difesa della democrazia”

La presidente di Taiwan Tsai Ing Wen ha incontrato stamattina Nancy Pelosi, intrattenendo un colloquio a porte chiuse di oltre 30 minuti nel Palazzo presidenziale, dopo che la speaker statunitensi aveva visitato la sede dello Yuan legislativo taiwanese, il parlamento dell’Isola. Durante il colloquio, la presidente Tsai ha conferito a Pelosi un’onorificenza di Stato, il Gran cordone dell’Ordine delle nuvole propizie, in segno di riconoscimento per la sua “voce in difesa della democrazia” e il sostegno a lungo termine all’Isola.

Durante la conferenza stampa post meeting, Tsai ha fatto riferimento alla dimostrazione di forza militare intrapresa dalla Cina in risposta alla visita di Pelosi: “Di fronte a minacce militari deliberatamente intensificate, Taiwan non intende fare passi indietro. Sosterremo con fermezza la sovranità della nostra nazione e continueremo a mantenere la linea di difesa della democrazia”, ha affermato la presidente taiwanese. “Allo stesso tempo, desideriamo cooperare e lavorare unitamente alle democrazie di tutto il mondo per salvaguardare congiuntamente i valori democratici”.

Tsai, a fronte delle minacce cinesi, ha paragonato l’invasione dell’Ucraina alle crescenti tensioni nello stretto di Taiwan. “L’invasione russa dell’Ucraina all’inizio di quest’anno ha attirato l’attenzione del mondo sulla sicurezza di Taiwan – ha dichiarato la Presidente – Un’aggressione contro l’isola democratica di Taiwan avrebbe un impatto tremendo sulla sicurezza dell’intero Indo-Pacifico”. La presidente ha concluso il suo intervento aggiungendo che l’Isola è determinata a rafforzare le proprie capacità di difesa, così come le catene di fornitura e le reti commerciali della regione a sostegno degli Usa e dei loro partner.

Nancy Pelosi si è detta orgogliosa della “duratura amicizia” tra gli Stati Uniti e Taiwan, ed ha motivato la sua visita dicendo che desiderava “chiarire in maniera inequivocabile che non abbandoneremo il nostro impegno nei confronti di Taiwan”. La speaker della Camera ha ribadito di aver costruito “un fiorente partenariato basato sui nostri comuni valori di governo e sulla determinazione a tutelare gli interessi di sicurezza reciproci nella regione e a livello globale”, ha detto la presidente della Camera Usa.