“Con il lancio della prima missione Artemis si apre una nuova epoca per l’esplorazione spaziale”. Con queste parole Luigi Pasquali, coordinatore della attività spaziali di Leonardo commenta il lancio con successo della prima missione Artemis, il programma della Nasa in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) con l’obiettivo di tornare sulla Luna e, in seguito, raggiungere Marte. “Tornare sulla Luna e stabilire una presenza umana permanente è un progetto molto ambizioso, ma possibile”, ha aggiunto.

La missione senza equipaggio Artemis 1 è partita dopo mesi di attesa, tra problemi tecnici e la minaccia dell’uragano, e rientra nel programma della Nasa che prevede, alla fine del 2025, di portare la prima donna e la prima persona di colore sulla Luna, dopo 61 anni dall’avvio del programma Apollo e a oltre mezzo secolo dallo sbarco sulla Luna.

“Vedere il razzo Sls e la capsula Orion volare insieme per la prima volta è stato uno spettacolo incredibile”, ha detto l’amministratore capo della Nasa, Bill Nelson. Stavolta, però, c’è anche tanta Europa.  Si deve all’Agenzia Spaziale Europea (Esa) la realizzazione di Modulo di servizio europeo (Esm) della capsula Orion, costruita dalla Lockheed Martin. Importante il contributo italiano al modulo di servizio, con l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi) e l’industria.

“Come Leonardo abbiamo dimostrato di avere tutte le competenze necessarie per poter supportare le missioni delle agenzie europee e mondiali e lo sviluppo di una Lunar Economy sostenibile”, ha spiegato Pasquali.

Il ritorno alla Luna è una speranza anche per gli astronauti: per Luca Parmitano, dell’Esa, “quando razzo è partito, ho pensato che mai la Luna mi era sembrata più vicina”.

Il lancio

Sulla piattaforma 39B del Kennedy Space Center, a Cape Canaveral, il più grande razzo mai costruito, lo Space Launch System (Sls), ha acceso i motori con un ritardo di circa 40 minuti dovuto al cavo di un radar non funzionava correttamente e che è stato sostituito. Salutato da una grande folla e da un enorme applauso nel centro di controllo, il lancio è riuscito perfettamente e poco dopo è stata la volta di una seconda prova: i pannelli solari della capsula Orion, costruiti in Italia dalla Thales Alenia Space (Thales-Leonardo) si sono aperti per generare l’energia necessaria ad alimentare il veicolo.

Una volta entrata nell’orbita terrestre, Orion ha superato la terza prova: sganciarsi dallo stadio superiore del razzo Sls e salutare la Terra per immettersi nella traiettoria verso la Luna, grazie al Modulo di servizio europeo. E’ cominciato così il viaggio di otre 64.000 chilometri nel quale Orion resterà nell’orbita lunare per fare poi ritorno alla Terra, dopo una missione di 25 giorni e mezzo.

La missione

Nella missione è previsto il rilascio di dieci CubeSat, piccoli satelliti delle dimensioni di una scatola da scarpe: alcuni dovranno raccogliere dati scientifici e altri sono dimostratori di tecnologie utili per le prossime missioni lunari.

L’arrivo nell’orbita lunare è previsto il 21 novembre, ad alcune migliaia di chilometri dalla superficie della Luna. La capsula Orion resterà nell’orbita lunare per una settimana circa, mentre i suoi motori la aiuteranno a mantenere l’assetto corretto, in modo che i suoi pannelli fotovoltaici lunghi sette metri siano sempre orientati verso il Sole. Quindi inizierà il viaggio di rientro a Terra, che si concluderà l’11 dicembre.