Clima di grande festa questa mattina in piazza San Pietro dove, sul sagrato della Basilica, Papa Francesco ha presieduto la celebrazione per la canonizzazione di dieci nuovi santi. È stata l’occasione per lanciare un nuovo appello per la pace. “Questi santi – ha detto il Pontefice – hanno favorito crescita sociale e spirituale, mentre tristemente nel mondo aumentano le tensioni, le guerre, le distanze. I nuovo santi ispirino il dialogo e specialmente il cuore e la mente di quanti hanno incarichi di responsabilità e sono chiamati a essere protagonisti di pace e non di guerra”.

Queste le parole di Francesco ai circa 45mila fedeli e alle numerose autorità presenti in piazza in rappresentanza dei cinque paesi d’origine dei nuovi santi. Presente anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla guida della delegazione italiana.

La santità non è eroismo personale

Durante l’omelia il Papa ha parlato di santità mettendo in guardia i fedeli da un grave errore. “A volte insistendo troppo sul nostro sforzo di compiere opere buone, abbiamo generato un ideale di santità troppo fondato su di noi, sull’eroismo personale, sulla capacità di rinuncia, sul sacrificarsi per conquistare un premio. Così abbiamo fatto della santità una meta impervia, l’abbiamo separata dalla vita di tutti i giorni invece che cercarla e abbracciarla nella quotidianità, nella polvere della strada, nei travagli della vita concreta”. La vera santità, spiega Francesco, è non dimenticare “il primato di Dio sull’io, dello Spirito sulla carne, della grazia sulle opere”.

Riprendendo le parole di Gesù del vangelo, «Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri», Bergoglio afferma: “Al centro non ci sono la nostra bravura e i nostri meriti, ma l’amore incondizionato e gratuito di Dio, che non abbiamo meritato. All’inizio del nostro essere cristiani non ci sono le dottrine e le opere, ma lo stupore di scoprirsi amati, prima di ogni nostra risposta. Mentre il mondo vuole spesso convincerci che abbiamo valore solo se produciamo dei risultati, il Vangelo ci ricorda la verità della vita: siamo amati”, conclude il Papa.

Amare è dare la vita, uscire dal cancro dell’indifferenza

Papa Francesco invita i fedeli ad “amare”, che è “servire e dare la vita”. “Servire, cioè non anteporre i propri interessi – spiega Bergoglio – disintossicarsi dai veleni dell’avidità e della competizione; combattere il cancro dell’indifferenza e il tarlo dell’autoreferenzialità, condividere i carismi e i doni che Dio ci ha donato”. Amare significa anche “dare la vita”, prosegue Francesco spiegando “che non è solo offrire qualcosa, come per esempio alcuni beni propri agli altri, ma donare sé stessi. È uscire dall’egoismo per fare dell’esistenza un dono, guardare alle necessità di chi ci cammina accanto, spenderci per chi ha bisogno, magari anche di un po’ di ascolto, di tempo, di una telefonata. La santità non è fatta di pochi gesti eroici, ma di tanto amore quotidiano”.

Il Papa porta degli esempi concreti: “Sei sposato? Sii santo amando e prendendoti cura di tuo marito o di tua moglie, come Cristo ha fatto con la Chiesa. Sei un lavoratore? Sii santo compiendo con onestà e competenza il tuo lavoro al servizio dei fratelli. Sei genitore o nonna o nonno? Sii santo insegnando con pazienza ai bambini a seguire Gesù. Hai autorità? Sii santo lottando a favore del bene comune e rinunciando ai tuoi interessi personali”.

Il Pontefice ricorda che “i nostri compagni di viaggio, oggi canonizzati, hanno vissuto così la santità: abbracciando con entusiasmo la loro vocazione – di sacerdote, di consacrata, di laico – si sono spesi per il Vangelo, hanno scoperto una gioia che non ha paragoni e sono diventati riflessi luminosi del Signore nella storia”. Da qui l’invito per ogni cristiano: “Proviamoci anche noi, perché ognuno di noi è chiamato alla santità, a una santità unica e irripetibile”.

Papa zoppica al termine della messa

Papa Francesco, al termine della celebrazione, ha salutato i numerosi cardinali presenti sul sagrato di San Pietro. Pur zoppicando vistosamente, il Pontefice ha percorso a piedi i pochi metri per i saluti e si è intrattenuto a scambiare qualche parola con i porporati. Poi è salito sulla papamobile per incontrare i fedeli.

I nuovi santi

Tra i dieci nuovi santi spiccano i nomi del francese Charles de Foucauld, presbitero, esploratore del Sahara e studioso della cultura Tuareg morto in Algeria, e dell’olandese Titus Brandsma, presbitero professo dell’Ordine Carmelitano, martire del nazismo e giornalista per numerosi quotidiani cattolici. Un gruppo di giornalisti olandesi ha avanzato al Pontefice la richiesta di istituirlo co-patrono di categoria insieme a San Francesco di Sales.  Gli altri nuovi santi sono: l’indiano Lazzaro detto Devasahayam; il francese Cesar de Bus; il bergamasco Luigi Maria Palazzolo; il napoletano Giustino Maria Russolillo; la religiosa francese Marie Rivier; la religiosa piemontese, morta in Uruguay, Maria Francesca di Gesù Rubatto; la religiosa palermitana Maria di Gesù Santocanale; la religiosa veneta Maria Domenica Mantovani.