L’ultima tragedia consumata nel mare di Steccato di Cutro ha causato numerose vittime non chiaramente identificate nei tratti anagrafici, ma sono ben noti le motivazioni ed il metodo di queste crociere di morte. Papa Francesco ha invitato a fermare i trafficanti di essere umani manifestando apprezzamento e gratitudine alla popolazione locale e alle istituzioni per la solidarietà e accoglienza. Simile scenari di morte portano a domandarsi: questo mare può ancora definirsi “nostrum” o “monstrum”? Cosa fare per addomesticare il mare nostrum che da molto tempo ha rivelato la sua indole incontrollata ? Per esperienza personale ricordo ancora i volti, le storie e le complesse dinamiche che comporta l’Accoglienza.

In particolare il periodo successivo alla tragedia di Lampedusa del 2013, quando Francesco parlò della nostra incapacità di custodirci gli uni gli altri. Penso ai volontari, particolarmente all’entusiasmo di quei giovani, ora adulti e responsabili, e alla generosità delle Famiglie. In particolare al viso di quei testimoni che in qualche modo avevano già vissuto esperienze simili ma sulla terraferma, mi riferisco all’ininterrotto fenomeno dell’emigrazione. Sono numerose le nostre piccole comunità deserte o semi-deserte che potrebbero riaccendere la speranza, riempiendo le case vuote e disabitate con idee nuove a riguardo l’accoglienza. Dagli Atti degli Apostoli sappiamo che Paolo compie tre viaggi missionari. Un ultimo e definitivo lo compie da prigioniero sulla rotta di Roma perché si era appellato a Cesare per essere giudicato dal tribunale supremo dell’imperatore. Lungo la traversata accadono molti episodi ma alla fine approdarono a Malta e nel testo leggiamo che “gli abitanti ci trattarono con rara umanità; ci accolsero attorno a un fuoco, che avevano accesso perché era sopraggiunta la pioggia e faceva freddo”.

Sono parole che alimentano la speranza, al mare reso inospitale dall’uomo, oggi come allora, tutto si ricompone con quella rara umanità che sa accogliere e riesce a scaldare i cuori, a custodire dalla tempesta di parole per manifestare l’autentico volto dell’umanità. Come l’apostolo Paolo occorre appellarsi a leggi giuste che soddisfino con equilibrio e par condicio le istanze dei Popoli in difficoltà, per garantirne i propri diritti per le sopraggiunte nuove difficoltà. Numerosi popoli, provenienti da ogni confine, compiono pellegrinaggi di speranza, alla ricerca dei valori del mondo che compongono la fraternità universale. Prendiamoci cura di noi stessi e coltiviamo quella rara umanità che vive nel nascondimento ed è capace nelle nostre comunità di essere avamposto di accoglienza e amore fraterno.