La nazionale di calcio iraniana si è rifiutata di cantare l’inno prima dell’inizio del match con l’Inghilterra. La protesta si aggiunge alle polemiche riscontrate al torneo dopo le dichiarazioni di Infantino alla vigilia del torneo e dopo la controversia scaturita per la decisione, da parte di alcune squadre, di non indossare la fascia One Love (simbolo di vicinanza nei confronti della comunità LGBTQ+).

Niente inno

Senza dubbio il mondiale di calcio Fifa in Qatar passerà alla storia come una delle competizioni calcistiche maggiormente bersagliate dalle polemiche.

L’ultima in ordine cronologico quella scaturita dopo la decisione, da parte della nazionale iraniana, di non cantare l’inno nazionale prima della partita con l’Inghilterra, conclusasi per 6 a 2 a favore del team di Southgate.

La decisione è stata presa dalla squadra intera in aperto dissenso al regime e in sostegno alle proteste attualmente in corso nel Paese scaturite dopo la morte della 22enne Mahsa Amini, uccisa in circostanze controverse per non aver indossato correttamente l’hijab, il velo islamico.

Divisiva la reazione della tribuna, in grossa parte indignata per l’atteggiamento tenuto dai giocatori, che ha reagito con insulti e invettive nei confronti della squadra, anche se si sono osservati tifosi a favore della protesta. Infatti, a favore di telecamere, sono stati inquadrati molti cartelli colorati con su scritto “Freedom for Iran” e “Woman Life Freedom”.

Il difensore della nazionale iraniana Ehsan Hajsafi, alla vigilia dell’incontro, aveva dichiarato in conferenza stampa che il team avrebbe rappresentato “la voce del suo popolo”, anche se, come si è visto, la situazione rimane divisiva.