Ancora una volta il Consiglio d’Europa punta il dito contro l’Italia e tenta ulteriormente di darci una lezione in materia di immigrazione. Il Consiglio d’Europa è quell’organizzazione internazionale formata da 46 Paesi che non ha a che fare con l’Unione Europea e si occupa principalmente di democrazia e diritti umani. Nella giornata di ieri ha chiesto al governo Meloni la cancellazione del nuovo codice di condotta per le navi delle ong che soccorrono persone migranti in mare. La commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, ha scritto direttamente al nostro Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi evidenziando la preoccupazione in merito al codice di condotta per le ong. La commissaria infatti ha sottolineato che questo codice può «ostacolare la fornitura di assistenza essenziale per salvare vite da parte delle ong nel Mediterraneo centrale e, pertanto, possa essere in contrasto con gli obblighi dell’Italia in materia di diritti umani e di diritto internazionale». Un attacco politico all’Italia, mascherato decisamente male dalla commissaria Mijatovic.

Prima di esprimere preoccupazioni su una questione sì delicata ma che crea scompiglio solo quando c’è di mezzo l’Italia (figuriamoci ora che è guidata da un governo di centrodestra), bisognerebbe però essere altrettanto informati sulle misure di sicurezza volute da Meloni e Piantedosi in materia di sbarchi, ma soprattutto alle azioni delle Ong davanti alle coste italiane.

Il codice di condotta citato da Mijatovic è stato approvato dal governo Meloni a fine dicembre, non impedisce in alcun modo lo sbarco dei migranti soccorsi – come lasciato intendere dal Consiglio d’Europa – ma lo rende più complicato. Questa misura infatti prevede che dopo aver effettuato un soccorso le ong avvisino tempestivamente le autorità italiane; una volta assegnato un porto di sbarco devono quindi raggiungerlo senza effettuare altri soccorsi. Nel momento in cui c’è una violazione in corso il comandante della nave Ong può incorrere in una sanzione amministrativa e rischiare anche il fermo amministrativo della nave fino a due mesi. Detto ciò, prima di additare l’Italia come la nazione cattiva e crudele nei confronti dei migranti e delle tanto decantate Ong c’è anche da sottolineare che per il momento c’è stata una sola violazione, quella della nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere, che non è stata sottoposta ad alcuna sanzione. Questo episodio, quindi, testimonia anche una sorta di elasticità da parte del governo Meloni, da tutta Europa considerato come il governo dei porti chiusi e dei migranti abbandonati al loro destino.

Ovviamente alle accuse avanzate dal Consiglio d’Europa è partito il botta e risposta tra Roma e Strasburgo. È stato necessario prendere immediatamente posizione per sciogliere una dopo l’altra, a suon di motivazioni, ogni accusa avanzata ai decreti sicurezza promossi dal Ministero dell’Interno italiano e attualmente sotto il tiro delle polemiche internazionali. L’organizzazione internazionale ci accusa di intralciare – attraverso il codice di condotta – le operazioni di salvataggio delle Ong. Peccato che si fa sempre fatica a ricordare che “il modus operandi delle ong si pone al di fuori dalle fattispecie previste dalla Convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare”, ricorda il Viminale. Nella lettera di risposta Piantedosi, inoltre, ha fatto bene intendere che sulle intenzioni di Roma non occorre dubitare perché ogni decisione è presa in base a determinate motivazioni, come la redistribuzione delle risorse tra le regioni per non gravare troppo sulle stesse. Anzi, al contrario, l’azione dell’esecutivo in carica è stata dettata a seguito dei comportamenti altrui. Ergo: l’Europa da anni è immobile sulla questione migranti, lasciando sempre gli stessi Paesi soli ad affrontare l’emergenza. Ed ora vengono anche contestate le modalità con cui un governo cerca di arginare da solo un problema che dovrebbe essere affrontato in sede comune? No grazie, Europa. Finché non ci sarà una linea ragionata, condivisa e approvata da tutti, è fuori questione che vengano messe in discussione le decisioni dell’Italia in materia di sicurezza e migranti.