“Uccidi una persona e sarai solo un assassino, commetti un genocidio e diventerai un personaggio storico”. Recita più o meno così un antico adagio che Vladimir Putin e Mohammed bin Salman devono aver preso troppo alla lettera, entrambi fomentati dal desiderio di entrare nei libri di storia. Come se non gli bastasse essere tra le figure più influenti sui mercati energetici, i due hanno imposto una politica di intolleranza verso i dissidenti e iniziato una guerra con i Paesi vicini, mietendo migliaia di vittime.

Abbastanza per raggiungere il loro obiettivo? Nel dubbio, i due rafforzano l’alleanza in un momento già critico per la scena mondiale. Mentre, infatti, Europa e Stati Uniti stanno raddoppiando gli sforzi per combattere il presidente russo, il principe dell’Arabia Saudita gli ha dimostrato tutta la sua solidarietà.

Prova evidente ne è il fatto che l’Opec+, il gruppo dei 23 Paesi esportatori di petrolio capitanato proprio dagli arabi e di cui anche la Russia fa parte, abbia deciso di tagliare l’offerta globale di 1-2 milioni di barili al giorno. Ciò significa un aumento del prezzo del greggio e un peggioramento della crisi energetica in atto, che già fa tremare l’Europa in vista dell’inverno.

Biden tradito

In uno scenario per nulla confortante, Joe Biden fa la parte della moglie tradita. Il presidente americano si è sentito beffato perché non solo l’Arabia Saudita non ha aumentato la produzione di petrolio, così come gli Usa si aspettavano, ma minaccia addirittura di tagliare quella precedente. Il tutto a dispetto del sacrificio fatto dagli americani, che avevano sorvolato sulla questione dei diritti umani e dell’omicidio del giornalista Khashoggi in nome di un’alleanza che avrebbe dovuto rivelarsi vantaggiosa.

Sulla decisione dell’Opec+ aleggia pensante il sospetto che l’aumento dei prezzi potrebbe andare a finanziare lo sforzo bellico di Putin, il quale aveva laciato un assist a bin Salman in occasione della liberazione da parte della Russia di 10 prigionieri di guerra stranieri che erano stati catturati in Ucraina e poi trasferiti in Arabia. Un tentativo di far sembrare che Salman avesse utilizzato la diplomazia per raggiungere questo obiettivo.

Putin-Salman: è vera alleanza?

Mentre Putin continua con le sue mire espansionistiche e il tentativo anacronistico e folle di ridare vita all’impero sovietico, l’allievo bin Salman sta superando il maestro. Il 37enne principe saudita si è ispirato proprio al tiranno russo nella sua politica di repressione degli oppositori, che si è trasformata in un nazionalismo sanguinario e un uno stato di polizia che garantisce il controllo dei dissidenti, la cooptazione degli oligarchi e il consolidamento di una base di potere.

Tuttavia, Salman sembra abbastanza indifferente alle mire espansionistiche del leader del Cremlino, puntando invece a fare della sua Arabia Saudita un grande impero, a scapito dello Yemen e della sua popolazione ormai ridotta allo stremo.

Tuttavia, i due sono accomunati da una certa ostilità nel confronti di Biden. Putin non tollera che il presidente americano continui ad armare gli ucraini. Salman ha rimandato Biden a casa a mani vuote, nonostante le illusioni della Casa Bianca di aver strappato una promessa relativa all’aumento della produzione di petrolio.

I due potrebbero trovare comunanza di intenti proprio nel contrastare gli Stati Uniti. Il tiranno russo sta cercando di portare dalla sua parte il principe saudita, che possiede un asset molto potente come il petrolio, una vera arma strategica in tempo di emergenza energetica.

Forse Putin e bin Salman non entreranno mai nei libri di storia – è quello che ci auguriamo – ma sicuramente il loro rinnovato idillio spaventa l’Occidente.