La guerra in Ucraina sta per entrare in una nuova, e più pericolosa, fase. Domani alle 14 ora italiana si terrà la cerimonia di firma dei trattati sull’adesione alla Russia dei territori dell’Ucraina dove si è appena tenuto un referendum bollato da Kiev e dalla comunità internazionale come una farsa. Alla cerimonia prenderà parte Vladimir Putin, che terrà un discorso. A margine il presidente russo incontrerà i leader delle autoproclamate Repubbliche di Luhansk e Donetsk nonché delle regioni di Kherson e Zaporozhzhia.

I leader delle autorità filorusse si sono recati in mattinata a Mosca per chiedere l’adesione alla Russia. “Lo storico volo con i leader dei territori liberati è atterrato a Mosca. È storia, e a lieto fine”, ha scritto il numero due dell’amministrazione militare e civile di Kherson, Kiril Stremusov, in un messaggio su Telegram corredato di fotografie.

Ha anche aggiunto che “le regioni di Kherson e Zaporizhzhia, così come le Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk si sono riunite a Mosca per prendere una decisione storica. Molto presto ci convertiremo in nuovi sudditi della Federazione russa”.

Draghi sente Zelensky

Dalla comunità internazionale ferma la condanna a quanto sta accadendo in queste ore in Russia. Gli Stati Uniti, così come molti altri Paesi, non riconoscono l’esito del referendum, definito una farsa in quanto i cittadini sono statti costretti a votare con le armi puntate addosso.

Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha avuto una nuova conversazione telefonica con il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Il colloquio – informa Palazzo Chigi – si è incentrato “sugli ultimi sviluppi della situazione sul terreno e sui ‘referenda’ illegali indetti dalla Federazione Russa nelle zone occupate del Donbass, di Kherson e di Zaporizhzhia. Il presidente Draghi ha assicurato che l’Italia non riconoscerà l’esito dei ‘referenda’ e ha confermato il continuo sostegno da parte del governo italiano alle Autorità e alla popolazione ucraina in tutti gli ambiti”.

La Finlandia chiude i confini ai russi

Intanto, centinaia di migliaia di cittadini russi continuano a tentare la fuga dal Paese per paura di rientrare nel gruppo di persone richiamate al fronte in seguito alla mobilitazione parziale. Ma mentre le code ai valichi di frontiera continuano ad allungarsi, la Finlandia, uno dei principali Paesi di destinazione di chi fugge, ha annunciato che chiuderà i confini ai “turisti” russi a partire dalla notte tra giovedì e venerdì.

Alle reazioni negative dell’Occidente si è aggiunta la cautela della Cina. Pechino non sostiene le posizioni europee e americane ma non asseconda la Russia, che dalla sua parte continua a trovare l’Ungheria di Orban.

“Se il nuovo pacchetto di sanzioni” contro Mosca proposto dall’Ue “include misure restrittive sull’energia, l’Ungheria non lo sosterrà”. Così il ministro della presidenza del Consiglio dei Ministri ungherese, Gergely Gulyas.

Nord Stream

Una quarta falla nel gasdotto Nord Stream è stata scoperta dalla guardia costiera svedese. La Nato aveva già avvertito Mosca e dicendosi pronta “a rispondere unita e con determinazione a qualsiasi attacco deliberato contro le infrastrutture critiche degli alleati”, in riferimento a quello che viene ormai considerato un “sabotaggio”, ossia i danni ai gasdotti Nord Stream.

“Il danneggiamento dei gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 nelle acque internazionali del Mar Baltico desta profonda preoccupazione – ha aggiunto – Tutte le informazioni attualmente disponibili indicano che si tratta del risultato di atti di sabotaggio deliberati, sconsiderati e irresponsabili”.