A poco più di un mese dalla elezioni del 25 settembre, sono tanti i temi di discussione al centro dell’agenda dei partiti. Tra i più caldi, c’è il nodo immigrazione. Le posizioni di destra e sinistra sono nettamente contrapposte ma, prima che con le ideologie, chi salirà a Palazzo Chigi dovrà fare i conti con i numeri. Quelli del 2022 sono impietosi.

Secondo gli ultimi dati diffusi dal ministro dell’Interno, al 18 agosto sono stati 49.740 gli sbarchi sulle coste italiane. Una cifra spaventosa, soprattutto se comparata agli anni precedenti. Alla stessa data del 2021, gli sbarchi erano stati 35.035 mentre nel 2020 il numero era ancora inferiore: 16.600.

Chi dice che non c’è un’emergenza immigrazione o non legge i dati o agisce nel chiaro intento di mistificare la realtà. Rispetto a due anni fa, il numero di immigrati che sbarcano illegalmente nel nostro Paese è quasi triplicato, con conseguenze sulla sicurezza dei cittadini, soprattutto quelli che si trovano a vivere nelle aree maggiormente interessate dagli sbarchi.

Di fronte al problema è impossibile chiudere gli occhi. Chiunque andrà al Governo, avrà il compito di gestire la situazione, arginando i danni provocati a partire dall’operazione Mare Nostrum che aveva consentito lo sbarco a 181mila persone, dando il via a un’immigrazione selvaggia e incontrollata. Anche l’Europa dovrà fare la sua parte. L’accordo di Dublino ha di fatto scaricato sull’Italia il peso della gestione degli sbarchi. Pensando, forse, che il problema fosse solo il nostro. Mentre il problema è europeo, seppur, indubbiamente, a pagare il prezzo più alto siano stati i nostri territori.

Si dovrà lavorare per contenere gli arrivi indiscriminati di chi giunge in Italia senza documenti, senza permessi né prospettive future. Spesso e volentieri, infatti, il nostro Paese è un ponte per raggiungere altre nazione europee. In altri casi, giovani forti e in salute restano a vagare per le nostre città senza lavoro e senza sbocchi, mantenuti da uno Stato assistenzialista che alimenta il circolo vizioso delle cooperative e tutto ciò che vi ruota intorno.

Si dovrà agire per arginare queste situazioni, fermo restando il diritto all’asilo per chi è vittima di tratta, di violenza domestica o di grave sfruttamento lavorativo. Per chi versa in condizioni di salute di eccezionale gravità, per chi non può rientrare nel proprio Paese perché colpito da calamità o guerre. A tutte queste categorie di dovrà continuare ad assicurare sostegno ma occorre una stretta decisa sugli sbarchi indiscriminati sulle nostre coste. Per i territori, per l’economia, per la sicurezza.