Le tensioni in Iran non tendono a placarsi. Un’altra intensa notte di proteste ha causato la morte di almeno quindici persone a Izeh e Isfahan, tra queste membri delle forze di sicurezza iraniane e un bambino di 9 anni. Nel frattempo il ministro degli esteri iraniano Hossein Amir-Habdollahian è tornato ad accusare alcuni Paesi occidentali di aver fomentato le proteste in corso in tutto il Paese da ormai nove settimane. La protesta, inoltre, corre velocemente anche sui social dove, soprattutto su Twitter,  spopola l’hashtag #IranRevolution

A Izeh la Repubblica Islamica accusa i terroristi

Secondo quanto riportato dalle agenzie di stampa statali, i terroristi sono i diretti colpevoli dell’uccisione di 7 persone nel mercato centrale della città di Izeh, nel sud del Paese. Tra le vittime ci sono due poliziotti Basij volontari, un bambino di 9 anni, una donna di 45 e tre giovani, mentre dieci sono i feriti, di cui due in condizioni gravi. In città, intanto, sono stati proclamati tre giorni di lutto cittadino. Dalle prime ricostruzioni sembrerebbe che due assalitori a bordo di una moto abbiano iniziato all’improvviso a sparare con armi automatiche contro le forze di sicurezza presenti al mercato cittadino. Il capo della giustizia del Khuzestan, regione nell’Iran sud-occidentale, Ali Dehghani, ha successivamente comunicato l’arresto di tre persone, ritenute parte del gruppo armato che ha aperto il fuoco sulla folla al mercato.

Salgono a cinque le condanne a morte

All’indomani del terzo mese di proteste per la morte di Mahsa Amini, le persone condannate alla pena capitale dai tribunali iraniani per aver partecipato ai cortei di rivolta sparsi diffusi in tutto l’Iran sono salite a cinque in soli tre giorni. La Corte rivoluzionaria di Teheran ha emesso un verdetto preliminare di condanna a morte – quindi può essere ancora impugnato – per tre uomini definiti “rivoltosi e perturbatori della sicurezza”. Oltre a queste condanne estreme, i tribunali iraniani hanno emesso numerosi mandati di arresto e incarcerazioni per centinaia di persone che hanno oltraggiato e sfidato la Repubblica Islamica. Secondo le organizzazioni che si occupano di diritti umani, da metà settembre ad oggi gli arrestati sono almeno 16mila e sono 342 le vittime, tra cui 43 bambini.

Il bacio di Shiraz

La protesta esplosa in tutto l’Iran è ricca di una simbologia potente e significativa, come le immagini delle donne che si tagliano ciocche di capelli o si tolgono il velo. L’ultimo simbolo della rivolta iraniana è il cosiddetto “bacio di Shiraz”, ovvero la foto virale che sta facendo il giro del mondo in cui un ragazzo e una ragazza – senza velo – si scambiano un bacio in mezzo al traffico di Shiraz, una delle città principali dell’Iran. L’immagine è rivoluzionaria poiché in Iran è vietato baciarsi perchè “contro la morale”, rappresentando inoltre il grido di libertà dei più giovani. Non si conoscono i protagonisti né l’autore dello scatto realizzato durante le manifestazioni in piazza organizzate in risposta agli appelli degli attivisti per commemorare l’anniversario della morte di oltre 1.500 persone durante le proteste del 2019.