(Adnkronos) – Le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la prima causa di morte nel mondo, con una stima di circa 17,9 milioni di decessi ogni anno. In Italia le malattie cardiovascolari sono responsabili del 35.8% di tutti i decessi (32.5% negli uomini e 38.8% nelle donne), superando i 230.000 casi annui e solo nel 2017, 47.000 morti sono stati attribuiti all’ipercolesterolemia. Giovedì 30 marzo e venerdì 31 marzo i più maggiori esperti della Cardiologia italiana si riuniranno a Roma al Centro congressi Auditorium Aurelia per 'Lipids in Rome – Old challenges and new opportunities' organizzato dall’Anmco (l'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri), in collaborazione con la Società italiana per lo studio dell’Aterosclerosi e con il patrocinio dell’American College of Cardiology.  "Cinquanta'nni di studi clinici evidenziano infatti la correlazione diretta tra colesterolo Lld e malattia cardiovascolare aterosclerotica. Spesso i pazienti sono asintomatici, quindi inconsapevoli del rischio di sviluppare questa pericolosa condizione, e la malattia viene diagnosticata solo dopo un evento cardiovascolare provocato da un eccesso di colesterolo 'cattivo' nel sangue che, aderendo alle pareti interne delle arterie, porta all'accumulo di depositi di grasso (placca aterosclerotica) e rende più difficile il passaggio del sangue – ricordano i cardiologi Anmco – In definitiva, elevati livelli di colesterolo Ldl danneggiano progressivamente le arterie e sono tra le cause principali di infarto miocardico e ictus cerebrale. Nonostante l’ipercolesterolemia sia riconosciuta come il fattore di rischio cardiovascolare più facilmente modificabile, purtroppo ottenere una riduzione efficace e sostenuta nel tempo dei livelli di colesterolo Ldl è ancora una sfida, tanto che 8 pazienti su 10 ad alto rischio non sono in grado di ridurlo ai livelli raccomandati". L'evento di Roma è rivolto non solo alla comunità scientifica cardiologica ma anche a medici di diverse discipline in cui si farà il punto sui temi relativi alle nuove opportunità terapeutiche attualmente disponibili finalizzate alla riduzione del rischio cardiovascolare globale. Particolare attenzione verrà posta sui percorsi clinici di implementazione delle terapie per il controllo delle alterazioni del metabolismo lipidico. Gli esperti si confronteranno sul ruolo del colesterolo nel determinare le malattie cardiovascolari e sulle nuove terapie. "Di recente si sono infatti resi disponibili per l’impiego clinico oltre agli Anticorpi monoclonali, nuovi farmaci 'intelligenti', come l’acido bempedoico e l’Inclisiran, che oltre ad essere caratterizzati da una grande semplicità d’impiego, renderanno più sicura ed efficace la terapia migliorando notevolmente la cura del colesterolo e di conseguenza il rischio cardiovascolare dei pazienti – ricorda l'Anmco – Negli ultimi 25 anni l’approccio terapeutico alle patologie cardiovascolari è stato rivoluzionato da un’esplosione di nuove conoscenze, scaturite da ricerche scientifiche di biologia molecolare e studi clinici. E le strategie finalizzate alla gestione dell’ipercolesterolemia, principale fattore eziopatogenetico della malattia cardiovascolare su base aterosclerotica, sono una componente essenziale della prevenzione cardiovascolare".  "Una condizione tanto silente quanto insidiosa come l’ipercolesterolemia va trattata in maniera incisiva e precoce – spiega Furio Colivicchi – presidente Anmco e direttore Cardiologia clinica e riabilitativa dell'ospedale San Filippo Neri Asl Roma 1 – La necessità di ottenere livelli di colesterolo Ldl più bassi, e di contrastare il rischio residuo associato agli altri fattori aterogeni, fa emergere il bisogno di interventi terapeutici aggiuntivi. Le più recenti evidenze scientifiche indicano che un inizio tempestivo del trattamento con gli anticorpi monoclonali anti-Pcsk9 e una riduzione prolungata dei livelli dei livelli di colesterolo Ldl consentono di ottenere una maggiore protezione nei confronti dei futuri eventi cardiovascolari, senza che siano stati evidenziati negli studi di lungo termine problemi di sicurezza. Lo sviluppo, e il successivo impiego nella pratica clinica, degli anticorpi monoclonali anti-Pcsk9) ha suffragato due importanti concetti. Il primo, relativo ai livelli di colesterolo supporta il paradigma 'più basso è meglio'”.  "Gli studi clinici con i Pcsk9 hanno confermato una significativa riduzione degli eventi cardiovascolari con la progressiva riduzione del colesterolo Ldl plasmatico, con un beneficio crescente anche con valori di colesterolo Ldl