In Iran, le condanne a morte per coloro che hanno partecipato alle proteste dopo la morte di Mahsa Amini continuano senza sosta. Oggi, la Corte Suprema ha confermato le sentenze di esecuzione imminente di Mohammad Broghani e Mahan Sedarat Madani, entrambi accusati del reato di “guerra contro Dio” e condannati a morte per il loro presunto coinvolgimento nelle proteste.

Nuova condanna

La notizia è stata data dal giornalista della Bbc Khosro Kalbasi Isfahani, che ha reso noto sulle proprie pagine social ufficiali che l’esecuzione dei due giovani manifestanti sarebbe imminente. Contestualmente, lo stesso giornalista avrebbe dichiarato che circa altri venti detenuti rischiano di essere giustiziati in futuro.

Secondo Bbc Persia, oggi le marce silenziose e pacifiche nelle città di Teheran e Isfahan sono state accolte con gas lacrimogeni e violenza da parte degli agenti di sicurezza iraniani.

Le immagini pubblicate sui social mostrano dimostrazioni mute senza slogan, ma sia in via Sattar Khan a Teheran che sulla Chahar Bagh Street ad Isfahan le forze di sicurezza hanno attaccato i manifestanti.

Lo stesso giornalista Kalbasi Isfahani ha affermato che Mohammad Broghani non è stato autorizzato ad avere un avvocato. Inoltre, in un altro post, ha reso noto che un membro del Parlamento ha protestato per l’esecuzione, avvenuta nei giorni scorsi, di un altro manifestante – Mohsen Shekar -, sostenendo che avrebbe dovuto essere eseguita più rapidamente in conformità alla Shaaria, che prevede l’esecuzione immediata.

Nel frattempo, l’associazione Amnesty International ha dichiarato di avere raccolto i nomi e i dettagli di più di quaranta bambini uccisi durante le proteste in Iran. Inoltre, ha raccolto informazioni sulle minacce ricevute dai parenti di circa quindici vittime da parte del governo.