Immaginate per un istante che l’amministratore di un condominio differente da quello in cui abitate non solo vi proponga, ma vi intimi di accogliere dentro la vostra casa un numero imprecisato di persone a cui dovrete fornire necessariamente vitto e alloggio. Come reagireste?
Perché è esattamente questa la surreale dinamica che si sta attualmente verificando tra l’Italia e la Germania, la quale ha replicato con un secco “nein” alla nota verbale con cui il nostro Ministero degli Affari Esteri aveva dichiarato di non volersi prendere carico dei migranti a bordo di navi ong battenti bandiera tedesca, chiedendo contestualmente che il Paese teutonico se ne facesse (aggiungerei come è legittimo) carico.
La risposta, corredata dall’incredibile intimazione di accelerare le procedure per l’apertura delle acque internazionali al fine di permettere a queste imbarcazioni di accedere ad uno dei nostri porti, assume connotati talmente ipocriti che la volontà manifestata dalla Presidente del Consiglio Meloni di tenere il punto sulla questione trova il mio pieno sostegno.
Non è infatti pensabile che il nostro Paese, membro fondatore dell’Unione Europea, debba affrontare un problema così delicato e vasto come quello dell’immigrazione clandestina esclusivamente con le proprie forze. Meno che mai se gli altri Stati dell’organizzazione sovranazionale (Germania in testa) decidono di contribuire in nessun modo alla cura e alla gestione comunitaria del drammatico fenomeno.
Ma quello che è assolutamente fuoriluogo, a parte l’ennesimo insopportabile tentativo di una nazione di sindacare sulle politiche interne di un’altra, è che (e lo dico da fondatrice di una Onlus) qui si stia tentando manifestamente di utilizzare le vite di soggetti disperati come strumento di intimidazione geopolitica.
Questo non è tollerabile, ed era ora che le lassiste e permissive politiche adottate nell’ultimo decennio da governi non legittimati dalla volontà popolare trovassero un solido argine. Nessuno mette in discussione la necessità di aiutare queste persone dal punto di vista umanitario, conosco bene il dramma del fenomeno essendo figlia di un immigrato, ma non bisogna pensare che la vita di un individuo possa essere utilizzata per eludere le regole.