Tema caldo di questa estate di campagna elettorale in vista del voto del 25 settembre è quello delle pensioni. Destra e sinistra hanno posizioni contrastanti, con la Lega che vuole abolire la Legge Fornero e proporre Quota 41 e Letta che punta invece a mandare i lavoratori in pensione a 63 anni.

Una cosa è certa: occorre una riforma seria in materia che faccia valere i diritti di chi, dopo una vita di lavoro e sacrificio, desidera godere del meritato riposo. Penso, soprattutto, a chi svolge lavori usuranti dal punto di vista fisico, a chi ogni mattina deve alzarsi presto per lavorare in fabbrica o nei cantieri, e che non può continuare a svolgere questo tipo di attività alle soglie dei 70 anni. Perché, con la legge attuale, i tempi previsti per poter andare in pensione sono questi.

Inoltre, occorre favorire un ricambio generazionale. È impensabile che persone di una certa età siano costrette a lavorare perché impossibilitate ad andare in pensione mentre i giovani, appena usciti dalla scuola o dall’università, debbano restare disoccupati perché per loro non c’è lavoro. Con una ricaduta, gioco-forza, sull’intero ciclo di vita personale e sociale. Senza garantire il lavoro ai giovani, non si potrà mai combattere l’annoso problema della denatalità che diventa sempre più preoccupante.

Una riforma delle pensioni che permetta ai lavoratori di lasciare prima il proprio impiego non è solo ciò che chiedono alcune forze politiche, ma anche i sindacati che storicamente si sono battuti per i diritti degli operai e degli impiegati.

Creare lavoro per i giovani e dare agli anziani la possibilità di andare in pensione è un obiettivo ambizioso ma tra le proposte dei partiti ci sono soluzioni che, se attuate, permetterebbero di realizzare una nuova riforma che preveda la fine del tempo lavorativo per gli italiani basandosi non più sull’età anagrafica del lavoratore ma sui suoi anni di contribuzione. Una situazione in cui vincono tutti: lo Stato, a cui una riforma del genere non costerebbe cifre spropositate, chi desidera andare in pensione e chi invece deve ancora darsi strada nel mondo del lavoro.