Nonostante l’incontro positivo a Bali per il G20 tra Joe Biden e Xi Jinping, che ha mostrato un certo allineamento a livello politico tra gli Stati Uniti d’America e la Cina, continua la guerra fredda commerciale tra i due paesi. Secondo fonti Reuters, il Dipartimento del Commercio statunitense ha imposto nuovi divieti sull’import di prodotti tecnologici cinesi, andando a colpire due colossi del settore come Huawei e ZTE.

Washington: una questione di sicurezza nazionale

Una decisione presa per motivi di “sicurezza nazionale” e che segue la stretta sulle tecnologie cinesi negli USA già cominciata ai tempi in cui l’inquilino della Casa Bianca era Donald Trump. E a dimostrare la continuità politica sull’argomento c’è il fatto che tutti e quattro i commissari, sia i due democratici che i due repubblicani, hanno approvato la scelta. Il timore è che attraverso le apparecchiature che sono state vietate la Cina possa essere in grado di spiare cittadini statunitensi. Come spiega in un comunicato Jessica Rosenworcel, presidente della Commissione Federale per le Comunicazioni, “queste nuove regole sono una parte importante delle nostre azioni in corso per proteggere il popolo americano dalle minacce alla sicurezza nazionale che coinvolgono le telecomunicazioni”.

Trump, il primo a fare la guerra a Huawei

Si tratta dell’ennesimo colpo di scena per quanto riguarda Huawei, che dal momento in cui si è vista nel bersaglio degli Stati Uniti ha cessato di essere un player di primo piano nel mercato degli smartphone. Ai tempi del primo ban imposto dall’amministrazione Trump, l’azienda cinese aveva operato il sorpasso su Apple come quota di mercato in Europa e l’aveva raggiunta anche negli USA. Le limitazioni imposte negli Stati Uniti hanno portato all’abbandono forzato da parte di Huawei dei prodotti Google e, di conseguenza, allo stop delle vendite dei cellulari dell’azienda cinese nelle zone del mondo dove si fa più affidamento sui servizi di Mountain View.

Huawei, non più solo smartphone

Huawei sta comunque continuando a creare cellulari, avendo ovviato all’impossibilità di utilizzare Android come sistema operativo creandone uno tutto suo (HarmonyOS) e mettendo su anche il suo shop di applicazioni che è andato a sostituire Google Play. Ma l’azienda cinese ha anche e soprattutto ha diversificato la sua produzione, dedicandosi ad altre tipologie di dispositivi come computer portatili e smartwatch, ottenendo immediatamente riscontri positivi e minacciando le quote di mercato dei grandi brand americani. Sarà forse anche per questo è arrivata la nuova stretta dall’altra parte dell’Oceano?