Hezbollah e i suoi alleati pagano duramente la paralisi politica e la grave crisi economica e finanziaria che sta dilaniando il Libano. Alle elezioni legislative tenutesi domenica scorsa, il partito del gruppo armato radicale sciita filo-iraniano nato nel corso della guerra civile ha perso la maggioranza in Parlamento conquistata nel 2018. Lo riferisce il Ministero dell’Interno che ha da poco divulgato i risultati dello scrutinio, confermando l’affluenza interna al 41% (nel 2018 era stata il 49,68%).

Il voto di protesta del popolo libanese

Dal 2018 Hezbollah con i suoi alleati godeva del sostegno di 70 sui 128 deputati, ma nella recente tornata elettorale la popolazione ha deciso di punire un sistema politico impreparato e corrotto che sta portando il Paese dei Cedri verso uno stato assoluto di povertà. Si stima, infatti, che la crisi in corso da anni – se non addirittura decenni, come affermano in molti – ha trascinato tre quarti del popolo libanese sotto la soglia della povertà.

Se da una parte Hezbollah non è riuscito a conquistare i 65 seggi necessari per rimanere al comando, dall’altra ci sono i candidati riformisti che hanno fatto breccia nell’elettorato, ottenendo almeno 13 seggi in Parlamento. La forza riformista ha condotto una campagna elettorale facendo leva sull’eredità del movimento anti-establishment diffusosi durante le proteste del 2019. Non è detto, inoltre, che non riescano ad espandere il loro consenso anche ai parlamentari indipendenti e non allineati. Fatto sta che chiunque voglia governare in Libano, ora ha bisogno necessariamente di impostare alleanze forti e stabili nel tempo.

Il tracollo economico agevolato dalla casta politica

Le elezioni legislative di domenica sono le prime che si sono tenute dopo una serie di eventi drammatici sotto molti punti di vista e capitolati con la devastante esplosione nel porto di Beirut avvenuta nel 2020. L’immobilismo in termini di riforme, infatti, ha segnato profondamente questi quattro anni appena trascorsi, portando il Paese al collasso economico, finanziario e sociale. Questa assenza totale di cambiamento su più livelli viene imputata alla rigidità e alla debolezza del sistema politico libanese, fondato su un sistema settario confessionale, nonché all’inadeguatezza e alla corruzione della classe politica al potere la quale ha sempre evitato di prendersi responsabilità su eventuali riforme. Il default finanziario ed economico in corso, infatti, ha fatto sprofondare il Libano in uno stato profondo di crisi causato dall’inflazione della lira libanese che sta togliendo letteralmente la luce ai cittadini – lo Stato garantisce quattro ore di luce elettrica al giorno -, dalla pandemia, dallo scarso approvvigionamento di cibo, benzina e medicinali per gli ospedali sempre più vicini al collasso. Con questo voto, quindi, i libanesi tentano di dare fiducia a chiunque abbia la capacità di risollevare le sorti del Paese con coraggio e competenza.