L’Italia perde 2,2 metri quadri di suolo al secondo. Nel 2021 la media è stata di 19 ettari di suolo persi al giorno, il valore più alto degli ultimi 10 anni. Questi i drammatici dati condivisi dall’Ispra in occasione della Giornata mondiale del suolo 2022 (World Soil Day). Il tema di quest’anno è “Il suolo: dove comincia l’alimentazione” e mira a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di mantenere sani gli ecosistemi e il benessere umano, affrontando le crescenti sfide della gestione del suolo, aumentando la consapevolezza del suolo e incoraggiando le società a migliorare la salute del suolo.
La perdita di fertilità del suolo, evidenzia l’Ispra, è uno dei principali processi di degradazione che minaccia la nutrizione ed è riconosciuto come uno dei problemi più importanti a livello globale per la sicurezza alimentare e la sostenibilità in tutto il mondo.
Perché una Giornata del suolo
Il 5 dicembre di ogni anno si celebra il World Soil Day: l’iniziativa, nata nel 2002 dall’Unione internazionale delle scienze del suolo e dal 2014 celebrata ufficialmente dalle Nazioni Unite, vuole ricordare l’importanza di questo elemento naturale per la vita delle piante, degli animali, degli esseri umani e del Pianeta, ma anche sensibilizzare sulle numerose minacce che compromettono i suoli di tutto il mondo.
L’allarme del WWF
Nella giornata mondiale del suolo, il WWF Italia lancia l’allarme: ad oggi 21.500 km quadrati di suolo italiano sono cementificati e solo gli edifici occupano 5.400 km quadrati, una superficie pari alla Liguria. Come evidenziato nel Rapporto, il suolo perso in Italia dal 2012 ad oggi avrebbe garantito l’infiltrazione di oltre 360 milioni di metri cubi di acqua piovana che, restando sulle superfici impermeabilizzate da asfalto e cemento, non sono più disponibili per la ricarica delle falde, aggravando anche la pericolosità idraulica dei nostri territori che dal 2000 al 2019 ha causato 438 morti in Italia (Fonte CNR-Irpi).
“L’Italia è un paese fragile: oltre il 16% del territorio è in aree ad elevato rischio irogeologico e sono 6 milioni le persone interessate, che cioè vivono in aree di potenziale rischio. Per non ripetere altri drammi come quello di Ischia, l’ultima cosa che dobbiamo fare è continuare a costruire. Invece i dati ufficiali ci dicono che nel 2021 abbiamo raggiunto il picco di cementificazione del territorio degli ultimi 10 anni” ha dichiarato Luciano Di Tizio, Presidente WWF Italia.
Fermare il consumo di suolo
Fermare il consumo di suolo è un’esigenza primaria. In Italia si discute senza successo di una legge sul consumo del suolo dal 2012. “Il WWF Italia – si legge nel comunicato diffuso dall’associazione ambientalista – sostiene da sempre questa esigenza che oggi è ancora più urgente visto che la Commissione Europea nel 2021 ha approvato la nuova ‘Strategia europea per il suolo al 2030’ impegnandosi a promuovere una Direttiva sul tema entro il 2023. Il WWF Italia ha avanzato la richiesta a Parlamento e Governo di riprendere rapidamente il lavoro portato avanti a livello legislativo negli ultimi 10 anni e approvare finalmente una legge che si muova nella logica del “bilancio zero del consumo del suolo” che tendenzialmente impedisca le nuove costruzioni in aree rimaste libere stimolando il recupero di quelle già occupate e degradate che nelle sole aree urbane rappresentano oltre 310 km quadrati di edifici non più utilizzati: una superficie pari all’estensione di Milano e Napoli dove poter realizzare quanto necessario senza compromettere nuovi territori e nuovo suolo fertile”.
Legambiente: l’Italia approvi una legge ad hoc
Sulla stessa scia Legambiente, torna a chiedere a Governo e Parlamento di dare priorità alla lotta al consumo di suolo e all’abusivismo edilizio, all’indomani della tragedia che ha colpito l’isola di Ischia e i suoi abitanti.
La proposta di legge sullo stop al consumo del suolo, il cui iter legislativo è iniziato nel 2012, è bloccata in Parlamento dal 2016: approvata dalla Camera dei deputati, prevedeva di arrivare a quota zero, cioè a non cementificare un metro quadro in più, entro il 2050. Una carenza normativa che fa il paio con la mancanza di un Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, anch’esso in stallo dal 2018, che Legambiente auspica possa essere approvato entro la fine dell’anno, come preannunciato dal governo Meloni dopo la tragedia di Ischia.
“La nuova finanziaria – scrive l’associazione in una nota – contiene un capitolo da 160 milioni di euro destinato al contrasto del consumo di suolo (art.177) per azioni di ripristino di suoli compromessi: una previsione che Legambiente auspica possa trovare conferma nella prossima legge di bilancio”.
Secondo l’associazione ambientalista, “serve inoltre approvare un emendamento di modifica dell’articolo 10 bis della legge 120/2020 (semplificazioni in materia di demolizione di opere abusive) per affidare ai prefetti, in caso di inerzia dei Comuni, la responsabilità degli abbattimenti oggetto di ordinanze precedenti all’approvazione della norma, fugando così ogni margine di dubbio circa la sua applicazione”.