Oggi ricorre il 79esimo anniversario dal rastrellamento del ghetto di Roma da parte dei nazifascisti. Nel ricordo del tragico accadimento, il mondo politico e istituzionale si è stretto all’unanimità nel commemorare una delle pagine più buie della Seconda Guerra Mondiale. Tra questi, si fa sentire in modo particolare il mondo della destra, che ha espresso vicinanza alla comunità ebraica romana e condannato duramente l’episodio.

Il ricordo

È un coro all’unisono quello che si è levato dalla politica italiana. Nel ricordo del rastrellamento, nel quale, come ha sottolineato il Segretario del Partito Democratico Enrico Letta, “sopravvissero solo in sedici”, tutti i vertici dei partiti e delle istituzioni si sono espressi sulla necessità, per dirla con le parole della presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello “oggi più che mai significativa”, di non perdere la memoria storica della tragedia. 

L’evento assume una pregnanza di significato particolare soprattutto perché, con la vittoria della coalizione di centro destra a guida di Fratelli d’Italia, spettri ideologici di vicinanza alle passate radici neo fasciste erano state evocate soprattutto da certa televisione e certa stampa. Ed è proprio la leader del partito Giorgia Meloni, candidata in pectore alla Presidenza del Consiglio, ad essersi espressa per prima, consapevole della responsabilità storica che la sua figura attualmente rappresenta.

In una nota scritta, la leader, che in mattinata aveva sentito la stessa Dureghello per esprimere vicinanza alla comunità ebraica romana, ha dichiarato che “il sedici ottobre 1943 è per Roma e per l’Italia una giornata tragica, buia e insanabile. Quella mattina, pochi minuti dopo le 5.00, la vile e disumana deportazione di ebrei romani per mano della furia nazifascista: donne, uomini e bambini furono strappati dalla vita, casa per casa. Più di mille persone furono deportate e di loro solo quindici uomini e una donna fecero ritorno. Nessuno dei bambini. Un orrore che deve essere da monito perché certe tragedie non accadano più. Una memoria che sappiamo essere di tutti gli italiani, una memoria che serve a costruire gli anticorpi contro l’indifferenza e l’odio. Una memoria per continuare a combattere, in ogni sua forma, l’antisemitismo.”

Dura condanna dell’episodio è stata anche espressa dai neo eletti Presidenti della Camera e del Senato, rispettivamente, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana. Noti per le loro posizioni radicali, sovente associate culturalmente a frange di pensiero estremiste e filo fasciste, le terze cariche dello Stato hanno fugato celermente ogni dubbio sulla loro presa di posizione limitatamente a quanto avvenuto quasi ottanta anni fa.

Fontana ha dichiarato che “quel che accadde all’alba del 16 ottobre del 1943 rappresenta una delle pagine più buie, tristi e raccapriccianti della storia del nostro Paese. Più di mille ebrei, con oltre 200 bambini, furono vittime della ferocia nazista che strappò via vite facendo irruzione casa per casa. Il sabato nero del ghetto di Roma deve rappresentare una memoria indelebile affinché simili orrori non si ripetano mai più. È dovere delle Istituzioni mantenere sempre vivo il ricordo per contrastare qualsiasi forma di razzismo e antisemitismo”. 

Similare le affermazioni di La Russa che ha affermato “il rastrellamento del ghetto di Roma rappresenta una delle pagine più buie della nostra storia. Quel giorno, oltre mille persone tra donne, uomini e bambini furono strappate ai loro affetti e deportate al campo di sterminio di Auschwitz. Solo sedici di loro fecero ritorno. È compito di tutti, a cominciare dalle più alte istituzioni, tramandarne il ricordo affinché in futuro non si ripetano mai più simili tragedie. Alla comunità ebraica, oggi come sempre, la mia sincera vicinanza.”