I ventisette Paesi dell’Unione Europea hanno trovato un accordo per l’embargo, almeno parziale, delle loro importazioni del petrolio russo. La decisione è arrivata nella notte tra lunedì e martedì e farà parte del sesto pacchetto di sanzioni che entreranno in vigore nei prossimi mesi. L’obiettivo è quello di colpire la Federazione Russa, privandola di una fonte di entrate cruciale, soprattutto in periodo di guerra.

Cosa prevede l’Embargo

L’embargo riguarda sia il greggio che i prodotti petroliferi, e per il momento non si applica alle forniture trasportate via tubature. Questa esenzione è stata necessaria per superare l’opposizione della Repubblica Ceca, della Slovacchia e sopratutto dell’Ungheria di Orban. Si tratta infatti di Paesi privi di sbocchi sul mare e quindi dipendenti dai flussi passanti per l’oleodotto Druzhba.  L’accordo mette quindi al bando il petrolio russo trasportato su nave e permette l’avanzamento del sesto pacchetto di sanzioni europee nei confronti della Russia. E’ prevista, inoltre, l’estromissione di altre tre banche dal Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication (SWIFT) per i pagamenti internazionali insieme ad ulteriori restrizioni ai contatti con le aziende russe. Queste sanzioni, proposte dall’Unione Europea, entreranno in vigore entro sei mesi, per quanto riguarda il greggio, ed entro otto mesi per i prodotti raffinati.

L’impatto delle sanzioni

Il greggio importato importato dall’Unione europea nel 2021 proveniva per il 27% dalla Russia. Una cifra rilevante che però a poco a che vedere con la dipendenza che la comunità da Mosca per quanto riguarda il gas naturale, circa il 40%. Alcuni paesi membri però sono molto vincolati alla Russia per quanto riguarda il petrolio, si guardi all’Ungheria che ne è dipendente per il 65%. L’Italia invece solo il 10%. La stessa Federazione Russa però è molto dipendente dal mercato europeo, infatti secondo i dati del consiglio per la ricerca CREA dall’inizio dell’invasione la Russia ha ricevuto oltre 30 miliardi di euro. L’UE è quindi un partner fondamentale perla Russia e il suo sostentamento economico, visto che vi finisce quasi la metà delle esportazioni giornaliere di greggio.

Il punto sul conflitto

In risposta alle sanzioni il presidente russo Vladimir Putin ha dato l’ordine di occupare l’intera regione di Lugansk e Donetsk entro il primo luglio. L’esercito russo è vicino alla conquista di Severodonetsk, assediata ormai da giorni. Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov sarà in Turchia l’8 giugno per “discutere di corridoi sicuri” per il trasporto di grano dall’Ucraina. L’incontro è stato annunciato dalla stessa Turchia. Mario Draghi ieri ha affermato “è essenziale che Putin non vinca questa guerra. Allo stesso tempo dobbiamo chiederci se può essere utile parlargli. Deve essere l’Ucraina a decidere che pace vuole”. Putin che dovrebbe ricevere anche la chiamata dal presidente dell’Unione Africana Macky Sall. Sall è intenzionato ad esprimere la sua preoccupazione riguardo la crisi alimentare che si sta sviluppando in seguito alla guerra in Ucraina, sottolineando che l’Unione Africana condivide le stesse posizioni dell’Unione Europea sulle responsabilità della Russia ma non per quanto riguarda le sanzioni.